Per molti fedeli è stata una conferma del carattere rivoluzionario di quel Papa che viene dalla fine del mondo e in quelle acque vuole continuare a navigare. Per padre Lombardi è stato un gesto di “portata storica”, mentre Papa Francesco fin da subito ha temuto che quello stesso gesto, il suo primo viaggio a Lampedusa, venisse frainteso.
In effetti quando ci sono di mezzo questioni controverse, su cui cittadini e politica dibattono, è facile che si alzi un polverone. Forse più complicato quando chi l’ha provocato si chiama Francesco e siede sul soglio di Pietro.
Ha fatto bene o ha fatto male il Papa a spingersi fino a quell’isola teatro di un fenomeno che adesso potrebbe ancor più agitare le acque del Nord Africa? Tra i commenti del gesto e delle parole del Papa spiccano sui quotidiani in particolare tre pareri non proprio entusiasti.
L’errore secondo il Foglio
“Tutto splendido, la decisione, il viaggio, il calice di legno, il gesto che parla da solo, il calore cristiano alitato come vento sul mare e sulle sue onde con il linguaggio dei fiori, della memoria, della compassione. Vorrei vedere che non fosse così”, scrive il direttore del Foglio in un editoriale di questa mattina sotto forma di Elefantino. Ma per Giuliano Ferrara l’errore di Papa Francesco sta nel “non detto”: “Su un punto non si può transigere: qui non è tutto giustizia, carità, libertà e benessere, figuriamoci, ma qui è la soluzione, lì la mera sofferenza come sistema”. E per Ferrara “questo andava detto, ricordato con forte caratura razionale”, perché “la globalizzazione è alla radice della speranza, non la sua negazione nell’indifferenza fattasi mondo”.
Cosa dimentica per Libero
“Papa Francesco può fare quel che vuole, ma pur con le migliori intenzioni può aver fatto una scelta che ha effetti negativi nel Paese adiacente a quello in cui vive”, scrive Maria Giovanna Maglie oggi su Libero. Secondo l’editorialista il Papa “conosce bene le conseguenze delle parole e delle azioni di un prelato influente, figuriamoci di un pontefice”. La posta in gioco? “Su certi argomenti è pesante e dolorosa, la coincidenza strumentalizzabile, il tempo perfino sospetto”, scrive Maglie.
Avrà pensato Bergoglio alla legge che intende eliminare il reato di clandestinità?
“Il Papa – commenta Maglie – da oggi avrà degli amici e degli alleati pelosi nel panorama politico italiano: lui può infischiarsene, noi no”. La giornalista fa quindi riferimento all’ondata di critiche e proteste che accompagnò il discorso sull’Occidente di Ratzinger: “Gli indignados del meticciato erano gli stessi che oggi plaudono alla corona di fiori nel mare cimitero di Lampedusa, ma domani riprenderanno a massacrare la Chiesa e a calunniarla se serve per la causa dei matrimoni di preti e di omosessuali”.
In tutto ciò c’è una cosa che Bergoglio dimentica: “quando il Papa parla di globalizzazione dell’indifferenza, come se tutta la cattiveria dell’umanità fosse concentrata qui e ora, dimentica anche la sua storia, perché sa benissimo che l’Argentina degli immigrati è stata costruita sullo sterminio degli indigeni”.
I fedeli da supermercato visti dal Giornale
Il viaggio “umanissimo” e “meritevole di un Papa però, non può autorizzare un certo tipo di credenti a utilizzare le sue parole per appoggiare le proprie tesi sui migranti. Lo dichiara a gran voce questa mattina lo scrittore Giordano Bruno Guerri sul Giornale rivolgendosi a coloro che usano la fede come un supermercato: “Entri, prendi il carrello, passi fra gli scaffali e scegli quel che più ti conviene, oppure come un fai-da-te, la voglio umile ma con un tocco di eleganza, severa tranne con chi dà un buon 8 per mille”.
Questo perché il richiamo all’accoglienza di Papa Francesco non è stato accolto solo da “pie donne e pii uomini fieri di rispettare interi i dieci comandamenti”. No, fra loro per Guerri ci sono “probabilmente gli stessi che qualche giorno fa hanno arricciato il naso quando Francesco, rafforzato Ratzinger, ha emesso un’enciclica dove fra l’altro si ribadisce che il matrimonio si fa solo fra uomo e donna, come dicono la Bibbia e le Leggi del Signore”. Gli stessi che oggi “lodano Chiesa e Papa per la loro luminosa visione del modo e della vita, consigliando il mondo laico di fare legge delle parole di Francesco. Che invece erano soltanto una preghiera”, conclude Guerri.