I falchi del Pdl si dicono “pronti alla resistenza” e sul processo Mediaset-Berlusconi (atteso il 30 luglio in Cassazione) insorgono. Mentre Daniela Santanché si chiede “cosa aspettiamo a passare all’azione?”, l’ex ministro Sandro Bondi si dice pronto alla resistenza e il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello parla di “giustizia con effetti speciali”.
Ritmi da fast food
Il vicepresidente dei senatori pidiellini, Maurizio Gasparri, si dice sulla stessa lunghezza d’onda del difensore del Cavaliere, Franco Coppi: “Sono, come Coppi, stupefatto da questi ritmi da fast food della Cassazione. Mi auguro di restare sorpreso anche dalle decisioni che la Corte assumerà, ovvero che possa finalmente riconoscere il fatto che Silvio Berlusconi sia stato perseguitato. Certo, il modo di operare, la rapidità e contestualità con alcuni articoli apparsi sulla stampa nazionale, inducono a pensieri nefasti – sottolinea a Formiche.net – . Non aggiungo aggettivi per non incorrere in ulteriori denunce penali, ma penso le peggiori cose. Spero che la situazione sia talmente paradossale così da giungere ad una decisione giusta. Ma la premessa dei tempi sbagliati ci lascia mille dubbi”.
Stupore
Non si finisce mai di stupirsi, commenta l’ex governatrice del Lazio Renata Polverini, secondo cui “appare ormai sempre più evidente il continuo tentativo, con ogni mezzo a disposizione, di far fuori dalla scena politica Berlusconi. Ancora una volta, certa magistratura non esita ad entrare a gamba tesa nel dibattito politico in un momento in cui il Paese è chiamato ad uno sforzo di responsabilità che qualcuno, a questo punto, vuole ostacolare”. Mentre il vicecapogruppo alla Camera Simone Baldelli par di “strabiliante rapidità con cui la nostra macchina della giustizia agisce quando si occupa di Silvio Berlusconi: preoccupante, specie se paragonata all’insopportabile lentezza con cui normalmente marcia quando si tratta di tutti gli altri cittadini”.
Danni sul governo?
Attenzione a un possibile danno verso “quell’esperimento neodemocristiano” che è il governo Letta, richiama l’ex senatore pidiellino e direttore del Secolo d’Italia, Marcello De Angelis. In quanto una consistente componente del Pd, dice, fin dall’inizio ha mal digerito questo governo delle larghe intese, che intende far durare in meno possibile. “Questa era una sentenza che si attendeva per ottobre o novembre, il fatto di averla voluta accelerare così tanto mira ad avere il tempo per fare la legge elettorale, come si evince da questi improbabili toni anticasta tirati fuori da Letta”. Tra l’altro, aggiunge, il governo più dura e più rischia l’insuccesso: una posizione che fu esplicitata in occasione “di quel semicongresso del Pd, per organizzare quello ufficiale che si terrà in autunno, quando annunciarono che non avrebbero tollerato la coabitazione con un leader con quei connotati”. E il giorno dopo di quella sentenza? “É chiaro che in caso di condanna i toni verranno riproposti e il governo potrebbe rischiare”.
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