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Alfano si dimetta, ma Letta non rischia. Parla il “renziano” Rondolino

Tutto ruota attorno a Renzi. E il governo sta in mezzo, riflette Fabrizio Rondolino, giornalista e già fra i Lothar dalemiani. Rondolino, prendendo spunto dalle difficoltà accusate dal governo in questi giorni sul caso kazako (“Alfano dovrebbe dimettersi”, dice), prova a immaginare una road map di sopravvivenza incentrata sui destini del successore di Guglielmo Epifani alla guida del Pd.

Massimo D’Alema difende davvero il governo delle larghe intese o ha un accordo sottobanco con Renzi?
È vero che il congresso del Pd getta un’ombra sull’intera politica italiana, quindi è giusto che le categorie correntizie vengano utilizzate per bypassare i fatti. Però dopo c’è anche il merito delle questioni. Non so se alla fine sarà tutto solo un problema di renziani contro il resto del mondo, o di questo ipotetico asse con D’Alema, che poi non so bene a cosa potrebbe condurre.

C’è quindi, prima di Palazzo Chigi, una questione aperta al Nazareno?
Beh, il nodo non è tanto quanto durerà il governo Letta, quanto l’ascesa, la leadership e la eventuale segreteria di Matteo Renzi. L’esecutivo sta in mezzo, per così dire, ma ci sono altri fronti aperti.

Il senatore piddì Felice Casson dice che se cadesse il governo ci sarebbe una nuova maggioranza allargata: i Cinque stelle chiamati in causa?
È una cosa che non sta in piedi per un’infinità di motivi, il principale dei quali è che non c’è la disponibilità dei grillini. Ci sarebbe, semmai, quella di alcuni transfughi per cui avremmo nella migliore delle ipotesi una maggioranza “raccogliticcia”, frammentata e instabile. Inoltre non si può fare perché esiste un problema di credibilità generale del Paese: non è possibile che, in una crisi così difficile, sia governato dal Movimento cinque stelle. Non è accettabile, quindi è una cosa che non accadrà.

Il candidato alla segreteria del Pd, Gianni Cuperlo, ha chiesto a gran voce le dimissioni di Angelino Alfano dopo il caso kazako: Alfano ha le ore contate, come l’intero governo?
Qui c’è un punto di merito, però, perché non è solo una questione di schieramenti congressuali: Cuperlo ha ragione, dopo le dichiarazioni di Procaccini risulta che il ministro era stato informato. Quindi uno dei due mente: tra un politico e un funzionario di Polizia, fermo restando che i bugiardi si annidano dappertutto, sono portato a credere al secondo. D fronte a queste due versioni contrapposte, il problema riguarda Alfano. Dopo di che le sue dimissioni dal Viminale non sarebbero la fine del mondo, in quanto potrebbe rimanere nel governo come vicepremier o avere altre deleghe: insomma, politicamente la situazione potrebbe essere risolta. Ma se Alfano ha mentito, cosa che appare ormai evidente, è chiaro che se ne dovrà andare.

C’è nel Pd una tendenza a strizzare l’occhio alle truppe renziane, ora che il governo non sembra così solido come era fino a ieri? Ad esempio il dalemiano Latorre ora si dice renziano…
Da “renziano indipendente” credo che Renzi abbia un senso se mandasse per aria il Partito democratico e quella cultura politica che lo ha segnato. Correnti incluse, quindi il ceto politico, le appartenenze più o meno sclerotizzate, come i dalemiani, i popolari, i bindiani e così via. Se riuscisse in questa operazione di azzeramento, allora darebbe vita al nuovo Pd di cui l’Italia probabilmente ha bisogno, ma di cui ha bisogno anche la sinistra. A quel punto, chissenefrega se Latorre sta con Renzi, anzi, personalmente ne sarei felice perché lo considero da sempre un rinnovatore, per cui mi sembra normale che guardi al rinnovamento.

E se l’operazione renziana si tramutasse solo in una corrente in più?
In quel caso non sarei interessato. Ma credo che è un’opzione che non stuzzichi neanche il sindaco di Firenze.

Tra polemiche da bassa cucina e caso kazako, c’è il rischio che finiscano in secondo piano le riforme e il maxi dato del debito pubblico italiano sempre in aumento?
Ho anche io questa impressione, anche se fra le righe segnalo il dossier spending review nuovamente tornato sul tavolo del governo, come i tagli nella spesa improduttiva. Piccoli segnali ce ne sono, anche se sono prevalenti quelli opposti. C’è un sostanziale immobilismo, come accusato da Monti nella seconda fase della sua esperienza. Fino ad ora Letta se l’è cavata rinviando le decisioni.

twitter@FDepalo


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