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Egitto, la “sorpresa” cristiana nel nuovo governo

C’è una sorpresa nel nuovo esecutivo in Egitto: tra i 33 ministri del governo post Morsi figura anche la cristiana Maha Zeneddin che guiderà il dicastero della Sanità. Uno dei tre volti femminili che caratterizzeranno il nuovo esecutivo tecnico e di tendenza liberale del dopo-golpe, guidato dal premier ad interim Hazem el-Beblawi.

La squadra del premier
Vicepremier sarà il generale Abdelfatah al-Sisi, ovvero lo stesso ministro della Difesa che ha gestito da capo delle Forze armate la destituzione del presidente Mohammed Morsi: guiderà proprio il delicato settore della Difesa. Alle Finanze Ahmad Galal economista per molti anni alla banca mondiale; agli Esteri l’ex ambasciatore egiziano a Washington Nabil Fahmy; agli Interni resta Mohamed Ibrahim, già nominato da Morsi; confermato anche Osama Saleh, agli Investimenti; resta al Turismo Hisham Zaazou. Tre le donne: Doriya Sharaf el Dine all’Informazione, Laila Rashed Iskandar all’Ambiente e Maha Zeneddin alla Sanità. Oltre a tre ministri copti. Il nuovo ministro dello Sport è Taher Abuzeid, una star del calcio.

La mission del governo
Il governo dovrà rimettere in sesto un’economia minata da due anni e mezzo di turbolenze. Molti dei nuovi ministri risultano essere sostenitori di profonde riforme economiche richieste dal Fondo monetario internazionale in cambio di un prestito di salvataggio che è ancora in fase di stallo. Un “pollice verso” arriva dalla pattuglia degli investitori internazionali, che non credono a riforme che non potranno essere attuate nel breve periodo, dal momento che il panorama politico generale non facilita previsioni di sorta.

Il no dei Fratelli Musulmani
Ampiamente prevedibile il no da parte dei Fratelli Musulmani circa il riconoscimento della legittimità del nuovo governo. La loro posizione non cambia: Morsi è il legittimo capo dello Stato egiziano, in quanto eletto dal popolo con regolari elezioni. Per la terza settimana consecutiva hanno animato una veglia di protesta con migliaia di sostenitori accampati in una piazza del Cairo. Nella penisola del Sinai, al confine con Israele, militanti islamici hanno chiesto una rivolta contro quelli egiziani dopo la cacciata di Morsi. Dal 3 luglio ad oggi le vittime degli scontri sarebbero un centinaio, mentre nelle stesse ore del giuramento altri scontri hanno causato la morte di sette persone. Ancora ieri sera razzi e mitragliatrici sono stati usati contro un accampamento dell’esercito egiziano alla periferia di Rafah, una cittadina che si trova a metà strada tra Gaza e il Sinai, ferendo due soldati.

Le parole della Ashton
La responsabile della politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton, dice di essere pronta ad andare in Egitto “per rafforzare il nostro messaggio che ci deve essere un processo politico pienamente inclusivo di tutti i gruppi che sostengono la democrazia. Voglio sottolineare che l’Egitto ha bisogno di tornare il più rapidamente possibile” verso un governo pienamente democratico.

Il fronte turco
Tensione tra il neo governo egiziano e Ankara: il capo dello stato Abdullah Gül ha chiesto all’ambasciatore egiziano ad Ankara Abderhaman Salah El-Din il “rilascio immediato” del presidente deposto. Oltre ad una transizione “rapida” (quantificata in meno di un anno) che conduca ad una “normalizzazione politica”. ma dal Cairo scelgono di confermare quanto replicato due giorni fa, ovvero invitare la Turchia a non interferire con gli affari interni egiziani. Segno che la tensione è tutt’altro che prossima a scendere.

twitter@FDepalo



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