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Ecco perché il Muos non è nocivo per la salute

Il Muos, il sistema di comunicazione satellitare Usa e Nato in costruzione in Sicilia, non è pericoloso per la salute. È quanto sostiene la relazione conclusiva dell’Istituto superiore di Sanità secondo cui “i risultati delle misure sperimentali effettuate dall’Isprasulle antenne del sistema americano a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, “indicano che tutti i limiti previsti dalla legislazione italiana in materia di protezione della salute umana dai campi elettromagnetici sono attualmente rispettati in larga misura”.

LA SENTENZA DEL TAR
Il documento del 12 luglio arriva a seguito dell’intervento del Tar di Palermo, che il 9 luglio ha respinto le richieste di sospensiva presentate con due ricorsi del ministero della Difesa, confermando lo stop ai lavori per il Muos. I giudici avevano espresso la loro decisione anche a fronte di una perizia firmata da Marcello D’Amore, professore ordinario di elettrotecnica dell’Università La Sapienza di Roma, che in un’intervista a Formiche.net aveva espresso la necessità di integrare i documenti statunitensi con nuove simulazioni scientifiche. Eventualità che, pur nel rispetto della sentenza, aveva spinto il presidente della Fondazione Formiche, Alberto Brandani, a chiedere al governo un impegno forte per portare a termine, nel rispetto delle norme vigenti, un’opera che lo stesso esecutivo aveva definito strategica per le relazioni internazionali del nostro Paese.

LA RELAZIONE DELL’ISS
L’analisi dell’Iss – si legge nella relazione – “è stata effettuata in alcuni casi sulla base di assunzioni semplificate ma sempre di “caso peggiore” e sulla base dei dati forniti a questo Istituto dall’Ambasciata Usa tramite il ministero della Difesa italiano, integrati da altri dati più cautelativi”.

Per gli analisti “le grandi dimensioni delle antenne Muos, che possono giocare un importante ruolo nella percezione dei rischi per la salute da parte della popolazione, hanno l’effetto di rendere particolarmente estesa la regione di campo vicino”.
E “se ciò da un lato ha la conseguenza che i cilindri coassiali con le parabole, con base di diametro quadruplo rispetto alle aperture delle parabole stesse, nei quali è confinata la massima parte dell’energia elettromagnetica, e al di fuori dei quali i livelli di campo elettromagnetico sono almeno due ordini di grandezza inferiori al valore di attenzione previsto dalla normativa italiana, si estendono almeno per una ventina di Km, dopo di che quando il fascio di radiazione comincia a divergere, le distanze sono tali che le esposizioni ai lobi secondari della radiazione messa, che potrebbero coinvolgere la popolazione, sono trascurabili”.

NESSUN RISCHIO PER LA SALUTE
Valutazioni in linea con quelle fornite dal governo americano, anche grazie agli studi di John Oetting, esperto e docente della John Hopkins University, diffusi preliminarmente a parlamentari e stampa.

Secondo lo studio “non sono prevedibili rischi dovuti agli effetti noti dei campi elettromagnetici” e “anche nell’ipotesi, poco probabile, di un puntamento delle antenne paraboliche a livello del terreno, o comunque nelle direzioni di persone che potrebbero essere esposte al fascio principale, si ritiene che tali rischi possano essere considerati del tutto” irrilevanti.
E non si attendono “particolari problemi per quanto riguarda le possibili interferenze su apparecchiature elettromedicali. Nessun rischio, prosegue la relazione, anche per dispositivi come “pacemaker e defibrillatori cardiaci impiantati”.

IN ATTESA DI SVILUPPI
Tuttavia, l’Istituto superiore di Sanità sottolinea che “la natura puramente teorica delle valutazioni impone comunque la necessità di verifiche sperimentali, successive alla messa in funzione delle antenne del sistema Muos, qualora quest’ultime vengano affettivamente installate”.
Ora si attendono reazioni da parte del presidente della regione siciliana Rosario Crocetta, che a febbraio scorso aveva fermato i lavori e del movimento No Muos, che contesta il radar americano per i presunti – ora smentiti – effetti nocivi sulla salute della popolazione.


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