E’ argomentato e dettagliato il dossier che L’Espresso pubblica oggi sulla cosiddetta lobby gay (parole pronunciate da Papa Francesco in un’udienza privata lo scorso giugno i cui contenuti, poi, sono diventati di pubblico dominio). Al centro della ricostruzione firmata dal vaticanista Sandro Magister c’è “il più crudele e subdolo inganno tramato ai danni di Bergoglio da quando è stato eletto Papa”. Il caso era già stato sollevato, sempre da Magister, qualche settimana fa: in Vaticano avrebbero tenuto all’oscuro Francesco delle “rilevanti informazioni” circa il passato di monsignor Battista Ricca.
Dalle nunziature allo Ior
Monsignor Battista Ricca è uomo su cui il Papa ripone la massima fiducia, tanto da nominarlo prelato dello Ior dopo che la carica era vacante da più di due anni. Francesco avrebbe apprezzato la serietà di Ricca nelle lunghe ore trascorse nel residence di Santa Marta, di cui il monsignore è direttore. Ricca è inquadrato nel servizio diplomatico della Santa Sede. Di nunziatura in nunziatura (Congo, Algeria, Colombia, Svizzera, Uruguay, Trinidad&Tobago) si può dire che abbia girato il mondo, prima di essere richiamato a Roma nel 2005 e di essere messo al servizio degli uffici della Segreteria di Stato.
Il passato in Uruguay
A finire sotto la lente di Magister sono proprio gli anni trascorsi a Montevideo, Uruguay, macchiati (secondo un rapporto che sarebbe finito anche sul tavolo di Bergoglio) da “condotta scandalosa”. Di che si tratta, è presto detto. Citiamo testuale: “A Berna (Ricca, ndr) aveva stretto amicizia con un capitano dell’esercito svizzero, Patrick Haari. I due arrivarono in Uruguay assieme. E Ricca chiese che anche al suo amico fossero dati un ruolo e un alloggio nella nunziatura (…). In Vaticano lasciarono fare”. Tra i due ci sarebbe stata ben più di una semplice amicizia, tant’è che “l’intimità di rapporti tra Ricca e Haari era così scoperta da scandalizzare numerosi vescovi, preti e laici di quel piccolo paese sudamericano”. Un “ménage” trovato “intollerabile” anche dal nuovo nunzio, il polacco Janusz Bolonek.
La rissa in un locale
Ma la condotta di mons. Ricca sarebbe stata poco prudente anche fuori i cancelli della nunziatura. Come scrive L’Espresso, risale al 2001 la rissa “in Bulevar Artigas, in un locale di incontri tra omosessuali” dove l’attuale prelato dello Ior “fu picchiato e dovette chiamare in aiuto dei sacerdoti per essere riportato in nunziatura, con il volto tumefatto”. Anche per questo episodio il nunzio Bolonek avrebbe chiesto l’immediato allontanamento di Ricca, deciso poi a Roma dal Segretario di stato, Angelo Sodano.
La reazione del Papa
Magister sottolinea che la condotta del monsignore era nota a molti, nei Sacri palazzi e che il profilo di Ricca non era conosciuto solo in Uruguay. Ma il mistero si fa grande quando si scopre che nel dossier presentato a Papa Francesco prima di licenziare la nomina del direttore di Santa Marta a prelato dello Ior, del passato di Ricca non c’era traccia. Ecco perché, sempre stando alla ricostruzione dell’Espresso, Bergoglio si sarebbe sentito tradito. La nomina del diplomatico a prelato dello Ior è stata ufficializzata a metà giugno e solo la settimana seguente, in occasione delle udienze riservate ai nunzi apostolici giunti a Roma da tutto il mondo, Francesco è stato ragguagliato sulle presunte ombre che macchiarono l’esperienza di Ricca a Montevideo. Non è escluso che proprio nelle ore in cui si teneva in Aula Nervi il concerto per l’Anno della fede (quello della sedia rimasta vuota), il Papa stesse meditando come muoversi.
Al momento, nessun provvedimento è stato adottato, anzi. Francesco ha fatto partecipare il prelato alla prima riunione della commissione pontificia istituita con chirografo personale e incaricata di fare piena luce sugli affari dello Ior. La presenza di Ricca non era scontata né obbligatoria, e il fatto che dal Vaticano sia stata fatta notare la sua presenza potrebbe indicare che il Pontefice ha deciso di soprassedere o comunque di non far precipitare subito la situazione .
“Notizie non attendibili”
Non appena è stato reso noto il dossier dell’Espresso, la Sala stampa della Santa Sede ha negato tutto, definendo “non attendibili” le accuse mosse a Ricca. Non una parola di più da parte di Padre Federico Lombardi. Pronta, invece, la replica del settimanale diretto da Bruno Manfellotto: “Le autorità vaticane, invece di prodursi in improbabili e improvvide smentite, potrebbero verificare l’attendibilità di quanto pubblicato dall’Espresso semplicemente consultando l’esauriente documentazione in loro possesso sul caso, in particolare quella pervenuta a suo tempo dalla nunziatura di Montevideo”.