Come evidenziato più volte da Formiche.net, la strada intrapresa dai due maggiori giornali italiani si divarica sempre più. Questa tendenza non risparmia il caso Kazakhstan, sul quale si consuma l’ennesima “guerra di carta” tra Corriere della Sera e Repubblica.
ATTACCO ALLA MAGGIORANZA
Il quotidiano diretto da Ezio Mauro, che ha ormai apertamente sposato la causa renziana, affonda i suoi fendenti su uno degli uomini chiave del governo di larghe intese, il vice premier, ministro dell’Interno e coordinatore del Pdl, Angelino Alfano. Conscia della delicatezza degli equilibri interni alla maggioranza – gli azzurri non solo difendono la posizione di Alfano, ma con un’intervista di Renato Brunetta ad Avvenire chiedono una maggiore rappresentanza del centrodestra in esecutivo – Repubblica, in un articolo a firma di Carlo Bonini, parla di “scandalo kazako” e snocciola quelle che considera “le tre bugie” del titolare del Viminale.
Secondo il giornale fondato da Eugenio Scalfari, Alfano avrebbe mentito dicendo: “Non sapevo. Non sono stato informato“; “Nulla seppi della donna e della bambina“; “Ignoravo che Ablyazov e la moglie fossero rifugiati“.
Nel primo caso Repubblica contesta al ministro dell’Interno di aver dato tre versioni differenti dello stesso fatto – tutte in aperta contraddizione tra loro – e di aver taciuto, nelle sue spiegazioni, di essere a conoscenza delle telefonate dell’ambasciatore kazako al Viminale, così come delle mosse del suo capo di Gabinetto Giuseppe Procaccini e un navigato prefetto di lungo corso, Alessandro Valeri, segretario del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Nel secondo caso il quotidiano diretto da Ezio Mauro si chiede come Alfano abbia potuto sapere dell’espulsione della donna da Emma Bonino qualche giorno dopo, quando la notizia fu battuta dall’Ansa il 31 maggio.
Nel terzo ed ultimo caso, Repubblica chiede conto ad Alfano del perché, se non fosse a conoscenza del valore che la donna rivestiva per il regime kazako, abbia concesso ai diplomatici di Astana di disporre, in modo inconsueto, di campo più che libero.
Fedele alla linea “rottamatrice” del sindaco di Firenze, il giornale fondato da Eugenio Scalfari, invocando implicitamente un cambio di guardia, conclude la sua analisi rilevando che molte delle contraddizioni del ministro dell’interno facciano leva sulla fiducia in un “silenzio kazako“. Ma, conclude, Carlo Bonini, “se il segreto di Astana dovesse anche solo incrinarsi, si può star certi che di questa storia si tornerà a parlare molto presto. E non basterà un ricatto sul governo a soffocarla o a impedire di guardare la verità dritta negli occhi“.
UN PROBLEMA DI POLITICA INTERNAZIONALE
Il Corriere della Sera, invece, difende la solidità dell’esecutivo e in un commento dell’ambasciatore Sergio Romano rimarca come quello che si è configurato come “un caso Alfano” – soprattutto a causa delle “tensioni della politica italiana” – sia piuttosto una questione che “concerne soprattutto la politica internazionale del Paese ed è oggi quindi interamente sulle spalle del ministro degli Esteri“.
Romano, che descrive Emma Bonino come portatrice di “una doppia natura” da militante e prudente esponente politico, individua tre obiettivi che la Bonino dovrebbe realizzare quanto prima per scacciare tutti “sospetti maliziosi” e le “critiche malevole” che circolano sul suo conto.
“Il primo – si legge sul Corriere – è quello di mettere ordine nelle relazioni fra il ministero dell’Interno e il ministero degli Esteri; Il secondo obiettivo è quello di fare comprendere al governo kazako che il suo ambasciatore a Roma non è più “persona grata” e che diverrebbe, se continuasse ad occupare la sua posizione, un ostacolo alla ricostruzione dei rapporti fra i due Stati; Il terzo obiettivo è il più importante e il più delicato. Occorre che l’Italia si comporti in questa vicenda come l’avvocato difensore di Alma Shalabayeva. Siamo stati raggirati, abbiamo subito danni morali, abbiamo tutti i titoli necessari per agire nell’interesse della persona frettolosamente deportata e di noi stessi“.
Per Emma Bonino – conclude Romano – “questo è un esame di passaggio, ma anche una buona occasione. Se tratterà la questione con fermezza, dimostrerà che la difesa dei diritti umani e dell’interesse nazionale sono in questo caso la stessa cosa“.
In Onda 17/07/13 – CASO ALFANO, TUTTI CONTRO TUTTI (fonte video: La7)