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La Cattolica dà i voti (pessimi) al governo Monti

Buone intenzioni ma poca efficacia nel breve-medio periodo. In questi termini si esprime complessivamente il rapporto redatto dall’Università Cattolica sull’efficacia del governo tecnico di Mario Monti, nell’ambito di un focus centrato sullo stato della finanza pubblica del Paese. Curato dal Laboratorio di Analisi monetaria della Cattolica che vede nel comitato scientifico economisti come Giacomo Vaciago e Piero Giarda (ministro nel governo Monti) il rapporto – di cui ha parlato oggi in un indiscreto il settimanale l’Espresso – dedica ampio spazio proprio all’esecutivo dei tecnici definito “molto attivo anche se l’efficacia di parte dei provvedimenti approvati è risultata sin dall’inizio molto dubbia”.

Esame Italia Ocse

Due mesi fa l’Ocse ha reso pubblico il consueto Rapporto Esame Italia che denuncia precise criticità generali: bassa crescita dell’ultimo decennio, nel quale l’Italia ha registrato la crescita reale del PIL pro-capite più bassa dei paesi dell’Ocse. Ciò ha prodotto un basso tasso di crescita della produttività, il persistere dei problemi di finanza pubblica e lo stallo, e di recente persino il calo, del livello dei redditi reali.

Le cause

Barriere regolamentari alla concorrenza e all’imprenditorialità; barriere istituzionali all’aggiustamento del mercato del lavoro; mercato del lavoro “relazionale” che sottovaluta le qualifiche e l’esperienza; basso livello d’istruzione e un insegnamento universitario che non risponde adeguatamente alle esigenze dell’economia; piccole dimensioni delle imprese, inadeguate alla rapidità dei cambiamenti tecnologici e alla globalizzazione; struttura dell’industria e delle esportazioni tradizionalmente orientata verso i mercati meno dinamici; integrazione del gran numero d’immigrati poco qualificati; servizi pubblici inefficienti, carenze nella pubblica amministrazione e l’influenza della corruzione e della criminalità organizzata.

I risultati della spending review

Il rapporto della Cattolica è impietoso sui risultati della spending review montiana seguita dall’ex ministro Giarda: “Il risultato finale è ben lontano dai propositi iniziali, appaiono snaturati tutti quegli interventi che di fatto si caratterizzano come tagli lineari e non come veri e propri revisioni di spesa”.

I rilievi sulle privatizzazioni

Critico anche il passaggio relativo alle dismissioni del patrimonio pubblico: “Cedere quote di società pubbliche a Cdp – si legge – si caratterizza più come operazioni di window dressing che come reale dismissione di quote del patrimonio pubblico”. Unico pollice in su verso le misure cosiddette di “nuove entrate” in grado di assicurare il raggiungimento degli obiettivi, con relativa certezza, anche nel breve periodo e sono le entrate tributarie: Imu, addizionale regionale Irpef. Sul patto di stabilità interno Monti ha reso più gravoso il concorso degli enti territoriali al “miglioramento dei saldi di finanza pubblica”, prima con il decreto Salva Italia, in seguito con la Legge di stabilità 2013.

Note dolens

Ma mentre la lotta all’evasione fiscale nel 2012 avrebbe portato alla scoperta di oltre ottomila evasori totali, sono state accompagnate da polemiche, e “puntualmente congelate”, altre misure come il redditometro e l’introduzione del redditest. “Modesti” sono stati gli interventi del governo Monti, certifica il rapporto, a sostegno della crescita.

twitter@FDepalo


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