Si dice sempre che ci sono sport senza voce, i cosiddetti “minori”, che poi qui da noi sono tutti “minori” visto e considerato che impera il calcio, punto e basta. Senza replica, volenti o nolenti. Dunque…non trovano spazio il volley, il rugby, il tennis e il curling. Ecco, figuratevi queste discipline “vissute” da atleti sordi. Gli abbiamo dato un occhiata, questi giorni a Sofia (dove si sta svolgendo l’edizione 2013 del Deaflympic, ovvero l’Olimpiade destinata agli atleti sordi), ai Giochi degli atleti non udenti in corso di svolgimento a Sofia, e abbiamo scoperto un universo parallelo, fatto di storie da raccontare e di sentimenti e passioni inimmaginabili. E scopriamo che c’è una tennista italiana, Barbara Oddone, che inaspettatamente perde nel singolare e fa tornare alla mente quel clamoroso al Cibali di inizio anni Sessanta, perché lei vinceva il torneo di tennis sin dall’edizione del 1989, quando ancora c’era il muro di Berlino. Che ci sono una squadra di pallavolo maschile e una femminile che sono allenate da tecnici che preparano i match con lo stesso impegno di chi si gioca la finale della coppa Cev. Bernardi e Paggesi, natali diversi, filosofie di vita diametralmente opposte, nordico uno e jesino l’altro, ma col comun denominatore dell’impegno, del sacrificio, del lavoro da portare a termine costi quel che costi. Che il basket dei sordi due anni fa neanche esisteva da noi, almeno per quel che concerne il settore femminile, ed è nato con l’arguzia di un paio di ragazze che si sono industriate coi social network per arruolare le cestiste. Colpisce nel segno la figura del capo delegazione, Guido Zanecchia, che quattro anni fa era presidente federale e tutto funzionava alla perfezione prima che perdesse le elezioni per il rinnovo della carica presidenziale. Perché da noi, in Italia, funziona così. (di Massimiliano Morelli – da Sofia/Bulgaria)
Atleti sordi, “figli di un Dio minore” in Italia?
Di