La sentenza con cui i giudici della sezione feriale della Cassazione hanno confermato la condanna per frode fiscale a carico di Silvio Berlusconi con una pena a 4 anni di reclusione agita le acque della politica italiana.
Immediate le reazioni di tutte le forze politiche e delle Istituzioni, che hanno spiegato il loro punto di vista – ancora estremamente volubile e frammentato – sull’esito del processo Mediaset.
Dichiarazioni che non riescono ancora a dare la misura di quanto il governo di larghe intese di Enrico Letta potrà reggere nelle prossime settimane a queste fibrillazioni giudiziarie, ma che lascia presagire improvvisi colpi di scena.
IL RICHIAMO DI NAPOLITANO
Il primo richiamo alla serenità istituzionale è giunto dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha rimarcato come “la strada maestra da seguire” a suo avviso “è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge“. Il Presidente della Repubblica poi ha aggiunto: “In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il Paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi“.
NO A FORZATURE ISTITUZIONALI
Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani commentando la decisione della Cassazione ha detto che “la sentenza della Cassazione non solo va rispettata ma va anche eseguita e resa applicabile e a questo si uniformeranno i nostri gruppi parlamentari. Il Pd – ha aggiunto – rispetta la separazione tra i poteri” e chiede “al Pdl rispetto verso la magistratura e di non fare forzature istituzionali dopo una sentenza che è basata sull’accertamento dei fatti e non su pregiudizi“.
LA CONFUSIONE DEL PDL
Ancora poco chiara la reazione del Pdl, diviso tra falchi e colombe, in questo momento impegnati in un vertice organizzato d’urgenza a Palazzo Grazioli. Il coordinatore del Pdl Sandro Bondi ha però affermato in una nota, in moderata antitesi con le parole di Napolitano, che “la sentenza della Cassazione non dà serenità al nostro Paese, che avrebbe un bisogno assoluto di stabilità di governo e di riconciliazione nazionale“. Sempre secondo Bondi “toccherà alle forze politiche più responsabili e alle istituzioni più coscienti della gravità della situazione, agire per non far precipitare l’Italia in un pericoloso vicolo cieco e di mantenere aperta una prospettiva di tenuta dello Stato e della democrazia“.
“Sono sicuro – ha aggiunto il coordinatore del Pdl – che il presidente Silvio Berlusconi saprà, nonostante questa ulteriore e immotivata sofferenza che gli hanno inflitto, perseverare nel rappresentare le ragioni e le speranze di quegli italiani che vogliono vivere in un Paese civile, giusto e democratico“.
L’ENTUSIASMO DEL M5S
La notizia della condanna di Berlusconi non poteva non essere commentata dal Movimento 5 Stelle, che sul blog di Beppe Grillo ha usato toni durissimi per commentare la decisione della Suprema Corte.
“Berlusconi è morto” si legge sul sito. “La sua condanna – continua il post sul sito del comico genovese – è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989. Un muro d’Italia che ci ha separato dalla democrazia. Oggi questo muro, da tempo un simulacro, un’illusione ottica, tenuto in vita dagli effetti speciali dei giornali e della televisione, è caduto“.
Il M5S preme sull’immediata incandidabilità, in quanto pregiudicato, dell’ex premier. E attende una reazione chiara dei democratici ai quali chiede di rompere immediatamente il governo di larghe intese con il centrodestra se Berlusconi non dovesse dimettersi da parlamentare.