Le lacrime di Berlusconi a fine manifestazione di via del Plebiscito non sono il segno di un addio ma forse la traccia più tangibile della consapevolezza che, al di là della retorica usata per motivare le truppe, una stagione va chiudendosi. Il leader del Pdl ha detto che resterà in campo, ha ripetuto i contenuti del video messaggio ma non ha “strappato”. La verità è che non ci sono molte opzioni in campo. Anzi, in una singolare sintonia, sia Il Giornale che Travaglio hanno spiegato chiaramente che, tecnicamente, il carcere non è una prospettiva impossibile per il Cav. Insomma, per un po’ tirerà la corda ma non la spezzerà perché è quello il filo che lo tiene a galla.
Questo non toglie che il centrodestra cresciuto e in parte anche involuto con Berlusconi è nelle condizioni potenziali per poter tornare ad essere maggioritario. Potrà esserlo anche senza Silvio candidato? Al di là del tormentone sulla possibilità di un passaggio di testimone a Marina, le acque ristagnanti della politica italiana sembrano rimettersi in movimento. Montezemolo, dopo mesi di silenzio, è tornato in scena con un comunicato in cui riconosce “l’accanimento giudiziario” subito dal Cav. Pier Ferdinando Casini in una intervista al Messaggero ha usato parole pressoché identiche. Ad oggi non ci sono i numeri e le forze per lanciare un’Opa al Pdl ed i due esponenti moderati sono sicuramente cinici ma non avvoltoi. Il loro piuttosto è considerabile un assist a Berlusconi per aprire una stagione nuova.
La sentenza della Cassazione non potrà essere cancellata e neppure possono essere fermati i processi già in corso (con due condanne già comminate in primo grado). L’unico riscatto possibile, dicono all’unisono Casini e Montezemolo, è nella politica e nella riunificazione (per ora in una coalizione, non in unico partito) dei moderati italiani per sconfiggere una sinistra che appare ancora succube di un ordine giudiziario straripante. Berlusconi vorrà raccogliere la mano tesa dei due bolognesi? La diffidenza c’è. Ma anche la mano tesa.