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Vi spiego tutti gli errori di Berlusconi e quello che deve fare Letta

Come finirà la partita che si è aperta dopo la sentenza della Cassazione nel processo Mediaset? La Corte ha inteso ridurre al minimo gli effetti della condanna per la persona di Silvio Berlusconi (riducendo, in pratica, ad un anno la pena detentiva e ad uno scampolo di legislatura quella accessoria), ma ha lasciato del tutto inalterate le conseguenze politiche, facendo intendere che l’ordinamento giudiziario, sul caso del Cavaliere, è sostanzialmente compatto: il che apre la prospettiva, poco tranquillizzante, di una lunga serie di sentenze di condanna, destinate prima o poi a passare in giudicato.

Così, Berlusconi è finito, a meno che non riesca a convincere l’opinione pubblica internazionale che il suo caso somiglia a quello di Nelson Mandela. Anche a desiderarlo, non si vede come l’ex premier possa uscire da tale situazione. E come il governo possa tirare avanti in queste condizioni. E – quel che è peggio – come il Paese potrà evitare il caos, preludio di un ulteriore disfacimento proprio quando si annunciava qualche segnale di inversione di tendenza. Il Pdl chiede (come madame Butterfly: “un po’ per celia, un po’ per non morir”) a Giorgio Napolitano di graziare il Cavaliere (fino a quando Berlusconi potrà fregiarsi di questa onorificenza?).

Un gesto siffatto fornirebbe un’ancora di salvezza all’ex premier (almeno fino alla prossima occasione) e, soprattutto, costituirebbe un atto di chiarimento se non addirittura di rivendicazione delle proprie prerogative da parte delle istituzioni politiche nei confronti dell’ordinamento giudiziario. Ammesso e non concesso che il Capo dello Stato se la senta di innescare tale scatto d’orgoglio (un coraggio che non dimostrò da presidente della Camera ai tempi di Tangentopoli nei primi anni ’90, ma che non ha esitato a manifestare quando è stato chiamato in ballo nella pagliacciata della “trattativa”, perché aveva capito che quella, per un certo settore della magistratura rappresentava la “soluzione finale” contro la politica), potrebbe svolgere tale ruolo soltanto se fosse sostenuto da tutto il quadro politico e non solo da una metà, mentre l’altra si schiera con i giudici che l’hanno liberata, gratis, di un avversario.

Quanto al Pdl, le sue iniziative somigliano a quelle di una belva feroce (magari un po’ debilitata ed anzianotta) in trappola: deve protestare senza tirare troppo la corda perché se cade il governo Letta viene meno anche l’ultimo caposaldo a sua possibile difesa. Ma non può abbandonare Berlusconi al suo destino. Questa seconda preoccupazione rischia perennemente di entrare in conflitto con la prima (la salvaguardia dell’esecutivo e della maggioranza) perché ogni mossa pro Cavaliere rimette in campo quei settori del Pd contrari all’attuale maggioranza e favorevoli ad un’intesa con il M5s, costruita su di un solo punto: come eliminare politicamente Silvio Berlusconi, disperderne il patrimonio politico e condannare a morte le sue imprese. Anche noi, al pari di Francesco De Gregori, ringraziamo Dio che non si sia fatto il governo con Grillo e soci, ma vorremmo continuare ad esprimere, per sempre su questo aspetto, dei sentimenti di gratitudine nei confronti dell’Onnipotente (In God we trust).

Insomma, la situazione è complicata; e prima ancora che sui rapporti politici tra le forze di una maggioranza sempre più a rischio, essa incide sull’azione del governo che non decolla e passa da un rinvio ad un accantonamento, senza che sia possibile intravedere utili soluzioni, quando verrà il momento di indicarne e di darne. Ciò, perché i pessimi rapporti politici induriscono i dissensi di merito. Non è dunque azzardato prefigurare un ritorno alle urne entro la fine dell’anno. Nessuno si illuda che, in tal caso, si vada a votare con una legge elettorale diversa dal Porcellum: chi mai avrebbe interesse a misurarsi con nuove regole elettorali in questa situazione?

Concludendo, dunque, il futuro si presenta molto incerto. Tira un’aria brutta. Di “guerra civile”? Speriamo di no. Ma se il quadro politico dovesse precipitare, personalmente credo che il governo Letta dovrebbe rendere il solo servizio possibile all’Italia, attraverso un atto di coraggio: chiedere il prestito al Fondo monetario internazionale. Così almeno saremmo governati dalla Troika in un clima di maggiore fiducia dei mercati. In fondo, questa classe politica non si merita altro. Faccia almeno lo sforzo di mettere in sicurezza il Paese per come lo ha ricevuto in consegna dal governo dei tecnici.


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