Dovrebbero partire domani, 14 agosto, i nuovi negoziati di pace tra Israele e Palestina fortemente voluti dal governo Usa e bloccati nel 2010 dalla decisione israeliana di non fermare la costruzione di alcuni insediamenti in Cisgiordania.
Nuove colonie israeliane
In attesa dell’incontro il Governo israeliano ha però annunciato, e poi confermato, il via libera alla costruzione di 942 alloggi tra Gerusalemme est e la Cisgiordania, decisione che ha scosso la comunità internazionale a partire dall’Autorità palestinese e sono intervenute Unione europea e lo stesso Segretario di Stato americano John Kerry.
Le reazioni internazionali
La reazione europea è arrivata per conto del portavoce dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton, che ha ribadito: la “nostra” posizione a lungo termine è che “gli insediamenti in Cisgiordania sono illegali per le leggi internazionali e minaccino di rendere impossibile la soluzione dei ‘due stati'”. Il Segretario di stato americano John Kerry si è, invece, dapprima rivolto al popolo palestinese chiedendo di non “reagire negativamente” all’annuncio, insistendo sull’importanza di “tornare al più presto” al tavolo dei negoziati. Ha sottolineato, però, al presidente Netanyahu che gli insediamenti nel territorio palestinese sono considerati illegittimi anche dagli Stati Uniti.
Rilascio dei detenuti palestinesi
A suscitare polemiche interne invece è stata la decisione israeliana di rilasciare i primi 26 detenuti (ecco tutti i nomi) dei 104 palestinesi richiesti dal presidente palestinese Mahmoud Abbas, con lo scopo di riavviare le trattative.
Mentre è arrivato il plauso dell’Anp che vede la decisione come un passo fondamentale nella ripresa del dialogo, si sono tenute a Tel Aviv manifestazioni di protesta organizzate dalle Associazioni delle famiglie delle vittime. Il presidente dell’associazione “Almagor” Meir Indor ha dichiarato “i gruppi del terrorismo hanno sconfitto il governo Netanyahu” a cui sono seguite le parole di dissenso del ministro dell’edilizia Uri Ariel, nazionalista dello schieramento “Focolare ebraico”, e il moderato Ofer Salah, presidente del partito centrista “C’è futuro”.
I negoziati si dovrebbero, dunque, aprire domani e proseguire per i successivi 9 mesi, fino al maggio del 2014.