I destini dell’Europa unita sembrano essere indissolubilmente legati a quelli della Germania, sempre più potenza economica e ago della bilancia delle politiche comunitarie.
Per questo, le elezioni che il prossimo 22 settembre rinnoveranno le istituzioni tedesche saranno guardate con molta attenzione anche negli Stati periferici dell’Unione europea, così come oltre Atlantico.
La contesa elettorale in Germania non è solo uno scontro tra partiti, ma tra le idee di sviluppo che l’Europa abbraccerà nei prossimi anni, illustrate in un paper della società di consulenza Roland Berger.
I PASSI VERSO IL RIGORE
Le politiche economiche della Germania, negli ultimi anni, si sono caratterizzate per la richiesta di maggiori equilibrio e disciplina nelle finanze pubbliche dei Paesi membri dell’Unione europea, ma anche in quelle tedesche.
Nel 2009 – spiega Roland Berger – la Germania ha introdotto un freno costituzionale all’indebitamento, il cosiddetto Schuldenbremse, una sorta di pareggio di bilancio che anche l’Italia ha adottato come elemento portante del Fiscal compact comunitario.
La norma ha iniziato a sortire i suoi effetti nel 2011, con dei provvedimenti progressivi e transitori, che sprigioneranno tutta la loro forza nel 2016, quando il freno all’indebitamento avrà piene conseguenze sul governo federale. Il deficit strutturale di bilancio (corretto per fluttuazioni cicliche) non dovrà superare lo 0,35% del Pil, con le uniche eccezioni in caso di catastrofi naturali e gravi recessioni. Nel 2020, infine, il freno all’indebitamento avrà pieno effetto per tutti gli stati tedeschi, con un rapporto dello 0% e le medesime eccezioni.
“MODELLO TEDESCO” O “MODELLO MERKEL”?
La corsa al rigore ha creato forti malumori negli Stati europei in difficoltà come Portogallo e Grecia, che seguono con attenzione questa tornata elettorale.
Perché in realtà, quello che alcuni hanno definito il “modello tedesco” non esiste, ma è solo l’idea che la Cancelliera Angela Merkel e il suo governo hanno trasferito alle istituzioni di Bruxelles.
Un’idea destinata a mutare – alcuni osservatori sostengono non radicalmente – se ai vertici della politica tedesca dovesse esserci un avvicendamento.
La Merkel abbraccia il concetto di “Germanomics”, un mix di risparmio e d’investimento. Qualsiasi nuovo governo retto da una coalizione diversa spingerebbe certamente per una maggiore crescita, nonostante il freno costituzionale all’indebitamento.
LE PROPOSTE DELLO SVILUPPO
Quando i cittadini tedeschi entreranno nell’urna, dunque, saranno chiamati a scegliere non solo tra diverse proposte fiscali, ma anche tra differenti idee di sviluppo domestico e comunitario. Ecco le opzioni più probabili per gli analisti di Roland Berger.
– CDU/CSU e FDP – Austerità rilassata
Se tornerà al governo l’attuale coalizione tra conservatori e liberali, le politiche fiscali della Germania continueranno con quello che molti osservatori internazionali considerano uno strano mix tra un moderato consolidamento e una moderata crescita. Probabilmente verranno mantenute poche delle promesse elettorali in tema di politiche familiari e sociali. Potrebbe esserci un lieve aumento della tassazione. Sul piano europeo, la Germania potrebbe chiedere la fine della fiscalità agevolata di cui godono alcune multinazionali.
– CDU / CSU e SPD – In vena di generosità
La “grande coalizione” otterrebbe probabilmente più del 60% dei voti e la sua disponibilità a spendere salirebbe in proporzione ai consensi ricevuti. L’austerità non sarebbe più in cima all’ordine del giorno. Per rispettare il freno all’indebitamento costituzionale, l’alleanza dovrebbe però alzare le tasse. Anche in questo caso le grandi aziende potrebbero attendere regole fiscali più severe. Un’ampia maggioranza anche nella camera alta del Parlamento, il Bundesrat, potrebbe contribuire a dare il via a una grande riforma finanziaria della Germania che organizzi la distribuzione del gettito fiscale tra i livelli di governo federali, statali e locali, originariamente pensata per ricostruire la Germania orientale, il cui pacchetto di solidarietà terminerà nel 2019.
– SPD e Verdi – Tasse e spesa
Sia i socialdemocratici sia gli ambientalisti vogliono colpire redditi e capitali con la reintroduzione di un’imposta sul patrimonio. Il gettito fiscale supplementare sarà utilizzato esclusivamente in spesa pubblica – istruzione, infrastrutture e finanze più sane.