Lasci il seggio. No, continui la battaglia. Oppure lo faccia fuori dal Parlamento. Prosegue il dibattito sul caso Berlusconi, dopo la sentenza della Cassazione e soprattutto dopo le parole del capo dello Stato che hanno fatto chiarezza anche sulla prosecuzione dell’esecutivo Letta. Oggi ha parlato l’ex Guardasigilli Nitto Palma, caldeggiando la soluzione più dolce sulla delicata vicenda: ovvero “Berlusconi leader anche fuori dal Parlamento”. Il senatore pidiellino intervistato da KlausCondicio interviene sul dibattito circa le mosse future del Cav. e, tra falchi e colombe, prospetta una soluzione “alla Grillo”.
Leader sempre e comunque
La tesi è che, al netto di sentenze e provvedimenti di natura giudiziaria, non muti di una virgola lo status politico di Berlusconi, asserisce Nitto Palma: “Io non credo che l’essere o meno in Parlamento possa impedire al presidente Berlusconi di esercitare la sua leadership. Una leadership riconosciuta in maniera compatta, da tutto il partito”. Ecco dunque farsi largo tra gli sherpa dell’inner circle arcoriano la possibilità di riconfermare la leadership indiscussa del Cavaliere, ma anche progettare la modalità con cui l’ex premier lasci lo scranno a Palazzo Madama.
Nessuna successione?
“Chi pensa che l’impegno di Berlusconi possa ridursi a una sorta di guida spirituale del centrodestra si sbaglia di grosso”, prosegue Nitto Palma. Secondo cui la sua rimarrebbe sicuramente una guida politica “a pieno titolo”. Il riferimento concreto è alle scorse elezioni, quando “il presidente Berlusconi non si è candidato a premier e ciò non ha minimamente inficiato la sua leadership”.
Illustri predecessori
Per poi fare riferimento ad altri illustri leader che non siedono in nessuna delle due Camere, ma riescono ugualmente ad esercitare la propria leadership politica nei rispettivi schieramenti, come Beppe Grillo e Massimo D’Alema. “Grillo siede in parlamento? – si chiede Nitto Palma – e D’Alema? Non ci sono sentenze o altro che possano impedire a Berlusconi di essere la prestigiosa guida del centro destra”.
Strategia giudiziaria
Ma accanto a valutazioni squisitamente politiche, di pari passo viaggiano le considerazioni meramente giurisprudenziali che i legali del cavaliere, Pietro Longo e Franco Coppi, stanno effettuando e che qualcuno, come appunto Nitto Palma, vorrebbe che si concentrassero sul ribaltamento della sentenza definitiva. “Se il ricorso in sede europea presso la Corte dei Diritti dell’Uomo per violazione del giusto processo, si pensi solo alla palese violazione dell’art. 7 dellaConvenzione Europea, dovesse essere accolto, la Corte Costituzionale ha stabilito che l’accoglimento costituisce causa di revisione della sentenza passata in giudicato”.
La versione di Ferrara
“Credo che Berlusconi non si dimetterà, battendosi fino in fondo in giunta al Senato”. E’la convinzione del direttore del Foglio Giuliano Ferrara, intervistato da Repubblica proprio per ragionare sulla sentenza di condanna al Cavaliere per il processo Mediaset e sulle opzioni su cui si sta riflettendo in questi giorni. I suoi consigli al Cav.? “Mi farei cacciare. Proclamerei la mia innocenza, la mia condizione di vittima della giustizia, ma non mi dimetterei certo da senatore”.
Quasi grazia?
Secondo “Affariitaliani.it” il collegio difensivo del Cavaliere avrebbe iniziato a stendere la domanda di grazia, anche se Berlusconi in persona non avrebbe ancora deciso definitivamente il da farsi. In quanto chiedere la grazia equivarrebbe a riconoscere oggettivamente il verdetto della Cassazione. Ma la domanda più frequente che sta prendendo piede in queste ore tra gli azzurri è: se la grazia non venisse concessa, come farebbe B. a “convivere” a Palazzo Chigi con chi non fa poi molto per nascondere il desiderio di vederlo scontare la sentenza?
twitter@FDepalo