Mentre qualche quotidiano continentale, (per compiacere il proprio politico di riferimento?), titola trionfalmente sui dati Eurostat e sulla fine della recessione, il capo dell’istituto Bruegel, Gkountram Lupo richiama all’ordine e sostiene che “non vi è motivo di celebrazione”. Anche lui una Cassandra? Certamente no, solo un analista di lungo corso che riflette sui numeri e sui riverberi nelle vite quotidiane dei cittadini. L’elevato tasso di disoccupazione nei Paesi dell’area Euro-Sud non può essere un buon auspicio per i minuscoli passi avanti che i dati alfanumerici di Eurostat consegnano. Nè quello 0,3% relativo al Pil del secondo trimestre 2013 può cancellare, in un solo colpo, le attese per l’autunno che incombe sui cosiddetti paesi Piggs.
La crisi in Grecia detonerà, ancor più drammatica, nel mese di ottobre quando saranno ultimati i licenziamenti dei 25mila dipendenti pubblici chiesti dalla troika. Quello sarà il banco di prova per un tessuto sociale vessato da tre tagli consecutivi a stipendi, pensioni e indennità, mentre la grande evasione resta ancora impunita. In Italia non sono affatto chiusi i dossier scottanti, come il caso Sulcis, l’Ilva, la diatriba sulla Fiat o quella miriade di contenziosi aperti sul popolo delle partita iva, mentre anche nello stivale si inizia a ragionare sul taglio degli statali.
Gkountram Lupo aggiunge, in una conversazione con il Deutsche Welle, che i dati più recenti sono una sorpresa positiva, in particolare quelli provenienti da Germania e Francia, mentre il Portogallo mostra uno sviluppo positivo nel secondo trimestre. “Tuttavia, devo avvertire tutti di non correre a tifare ora. Ci sono ancora grossi problemi e questo significa che avremo un sacco di lavoro nei prossimi mesi e anni”.
Ecco la nota dolens. Se il piccolo accenno positivo che si riscontra sarà affiancato da una massiccia politica riformatrice, con l’apertura alla concorrenza, con privatizzazioni che siano tali e non svendite, con la valorizzazione delle produzioni territoriali, allora si potrà realmente avviare un percorso che faccia della ripresa un trend consolidato. Contrariamente l’eurocrisi vivrà ancora una volta di passeggere boccate d’aria date dai maxiprestiti, ma che non saneranno alla radice una deficienza strutturale tanto palese quanto irrisolta.
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