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Enrico Letta sceglie il Meeting di Rimini per indossare i panni di premier e leader

Quando il ministro per le riforme Gaetano Quagliariello spiegava che a sostenere il governo non possono bastare i soli sforzi del Quirinale, era abbastanza chiaro che il suo messaggio fosse rivolto a Palazzo Chigi molto più che ai singoli partiti della strana maggioranza. L’esecutivo resisterà alle turbolenze solo se si mostrerà capace di avere una sua autonoma solidità e se saprà tenere unito il Paese. Il problema è, detto più banalmente, il consenso. Finché il governo avrà un livello di fiducia adeguato sarà molto più difficile disarcionarlo. In campagna elettorale sono di fatto Pd e Pdl ma ora la novità è che a scendere in campo è il presidente del Consiglio con i suoi ministri. Un luogo ideale per testare lo stato di salute del governo presso il suo elettorato “di riferimento” è il Meeting di Rimini che sarà aperto domani dallo stesso Enrico Letta che oggi ha ricevuto il pieno endorsement da parte di Elena Guarnieri, presidente della Fondazione del Meeting, di Bernard Shcoltz, presidente di Compagnia delle Opere, e di Giorgio Vittadini, intellettuale guida del movimento di Cl.

Il premier non vuole perdere questa opportunità e prima ancora di prendere il microfono alla cerimonia di inaugurazione dell’edizione 2013 della kermessedi Rimini ha scelto di rilasciare una intervista al seguitissimo sito Sussidiario.net. Se non si trattasse di importanti dichiarazioni di uun leader politico e istituzionale, si potrebbe considerarle – con la logica del marketing e della pubblicità – come una sorta di test, “per vedere che effetto che fa”. E l’effetto appare positivo. Molto. Enrico Letta ha scelto di parlare di un tema che gli sta molto a cuore, da sempre. L’Europa è un faro dell’iniziativa politica dell’ex vicesegretario del Pd ed animatore del centro di pensiero Arel fondato da Beniamino Andreatta. A differenza del suo predecessore a Palazzo Chigi, il tecnico Mario Monti, Letta non vuole smentire la sua storia di euroentusiasta ma neppure restare impiccato all’euroretorica.

Se l’ex presidente della Bocconi e ora capo di Scelta Civica spiegava il senso dei compiti da fare a casa, il politico giovane ma con robusta esperienza ribalta il paradigma e, papale papale, dice che “Dobbiamo avere maggiore fiducia in noi stessi. Uscire da quella cappa di sottovalutazione, autolesionismo, benaltrismo che troppo spesso ci toglie ossigeno. Dimostrare all’Europa e al mondo che non c’è più bisogno che ci si dica di fare i “compiti a casa”. Quella che Enrico Letta auspica “Non è l’Europa del rigore e basta, ma l’Europa dei popoli, quella che costruisce risposte concrete ai bisogni e ai problemi veri delle persone”.E le conclusioni del Consiglio europeo di giugno contro la disoccupazione, “segnano un cambio di passo. È in tale direzione che vogliamo e possiamo continuare a insistere”. Il premier trova le parole giuste e suona la carica. “I sacrifici li abbiamo fatti e li stiamo facendo non perché ci sia qualcuno a imporceli, ma perché siamo un Paese adulto che vuole ricominciare a costruire il futuro dei propri figli. Un Paese che vuole parlare quel linguaggio della verità e della responsabilità” al quale Napolitano “ci ha richiamato. L’Italia può farcela: questo è il messaggio”. E nella bottiglia lanciata nel mare del popolo di Cl il messaggio è rivolto agli italiani ma è fatto in modo tale che possa essere letto con la dovuta chiarezza anche alle latitudini dei partiti, a Roma, ad Arcore e a Firenze. Letta e il suo governo sono in campo.


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