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Passeggiare al Meeting per riconoscere il Paese reale

Non è obbligatorio essere di Comunione e Liberazione per partecipare al Meeting e neppure è necessario essere nel panel dei relatori per fermarsi a Rimini.

Per comprendere gli stati d’animo più profondi del Paese reale, quello che lavora, che studia, che è alla ricerca di un futuro migliore, una passeggiata alla festa per l’amicizia fra i popoli è utilissima. Per chi poi fa politica dovrebbe essere quasi un obbligo.

Finché i dirigenti dei partiti resteranno asserragliati dentro i loro bunker è difficile, se non impossibile, che riescano a decodificare i sentimenti dei loro elettori.

La differenza fra l’Italia in carne e ossa e quella che raccontano i media è notevole. Se è vero, e lo è, che la sentenza della Cassazione su Berlusconi ha dato un altro colpo alla credibilità delle istituzioni, magistratura compresa, è innegabile che le reazioni che ne sono seguite sono risultate e risultano incomprensibili alla grande maggioranza degli italiani.

I giovani e le famiglie che incroci al Meeting così come nelle strade di qualunque città esprimono preoccupazioni e aspirazioni che vanno ben al di là del giudizio che ciascuno può esprimere su Berlusconi. Quello che si coglie con chiarezza è un senso di oppressione che deriva dal vivere in un Paese che non ti consente di scegliere i suoi eletti, che reclama sempre nuove maggiori tasse (dirette o indirette), che taglia sui servizi, che non è in grado di offrire certezze sui tempi di pagamento o di approvazione di pratiche e autorizzazioni, che non sempre riesce a garantire a tutte le latitudini livelli sufficienti dei servizi minimi (istruzione, salute, sicurezza).

C’è un deficit di libertà, personale e d’impresa. Eppure non scema la voglia di investire, di credere, di scommettere. La politica dovrebbe rinunciare a restare isolata nel proprio fortino nel combattere una battaglia di Risiko sempre più autoreferenziale ed offrire invece risposte anche semplici. Non servono necessariamente soluzioni salvifiche ma anche solo un governo che garantisca la libera iniziativa dei cittadini, nel rispetto delle leggi che ci sono (senza necessariamente impiccarsi all’imperativo di riforme sempre e comunque).

Il governo di Enrico Letta non è perfetto e regge su contraddizioni insanabili. Eppure, rappresenta un punto di riferimento istituzionale, sia sul piano interno che internazionale.

È poco, è vero. Se però facciamo venire meno anche questo poco, ci resta il nulla. Gli eletti in Parlamento anche se sono figli di nomina fiduciaria del proprio leader di partito vadano al Meeting o scendano per strada. Non per continuare la propaganda delle proprie posizioni. Ma per ascoltare.

Ci sono momenti in cui pensare al Paese è più importante che curare il proprio particolare. Questo è uno di quelli. Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, le tensioni aumenteranno e anche le spinte autodistruttive. Allora si vedrà chi esercita il proprio mandato in nome del popolo italiano e chi in nome di un partito. Sperando che i primi battano i secondi.



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