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Sull’Egitto si abbatte la demagogia pacifista dell’Unione europea

L’Unione Europea sospenderà la fornitura di equipaggiamenti per la sicurezza e armi all’Egitto, dopo la violenta repressione dell’esercito egiziano contro i Fratelli Musulmani: lo hanno deciso i ministri degli Esteri dell’Ue, riunitisi in seduta straordinaria a Bruxelles, accogliendo così l’appello della Farnesina e di altri Paesi.

L’Ue non sospenderà dunque – come invece paventato – il piano di aiuti da 5 miliardi di dollari che gli Stati membri avevano stanziato per aiutare l’Egitto nella sua transizione verso la democrazia dopo la rivoluzione popolare che pose fine al regime militare di Hosni Mubarak due anni fa.

Bruxelles sembra muoversi in senso opposto a Washington, dove matura sempre più l’idea che gli Stati Uniti potrebbero dire stop agli 1,55 miliardi di dollari che versano ogni anno nelle casse dell’Egitto. Un’ipotesi, questa, avallata in particolar modo dai repubblicani, ma sulla quale il presidente Barack Obama tentenna. L’amministrazione Usa teme infatti ritorsioni egiziane nel canale di Suez e nello spazio aereo per l’Afghanistan e il Medio Oriente, anche a fronte dell’imponente fiume di denaro che le monarchie del Golfo, Arabia Saudita su tutte, stanno facendo affluire al Cairo per marginalizzare il ruolo delle diplomazie occidentali nel Paese.

GLI ORIENTAMENTI
Tra le opzioni in discussione sono figurate il congelamento degli aiuti finanziari al Cairo e la sospensione degli accordi militari, così come di ogni cooperazione militare e di sicurezza, fino alla fine della crisi. Alcuni Paesi, come Italia e Germania, avevano già bloccato le forniture di armi; da parte sua, la Danimarca aveva già sospeso l’erogazione dei finanziamenti ai progetti di sviluppo o alle istituzioni pubbliche, mentre il il ministro degli Esteri olandese Frans Timmermans aveva sollecitato l’Unione a rispettare il principio “più aiuti per più democrazia“. Alti diplomatici europei hanno però ammonito contro l’ipotesi di tagliare gli aiuti, indirizzati soprattutto a organizzazioni impegnate a ridurre povertà e a migliorare lo stato di diritto. E così è stato.

LA PRESSIONE ITALIANA
La decisione di comunitaria segue di pochi giorni l’intervento del ministro degli esteri italiano, Emma Bonino, che aveva sancito lo stop alle forniture di armi italiane all’Egitto in attesa di un compromesso fra governo e Fratellanza.

L’Italia – ha fatto sapere la Bonino poco prima del vertice – ha chiesto all’Ue il blocco delle forniture militari all’Egitto e spero che venga accettato perché sanzioni economiche sarebbero poco influenti“. D’altra parte – ha spiegato la titolare del dicastero rispondendo alle domande di Rainews – “tutti i programmi che abbiamo, salvo il government to government, sono più di impostazione sociale che altro. Mi pare che dal punto di vista del volume non siano così influenti“.

NUOVI EQUILIBRI
Poi un accenno alla rivoluzione geopolitica in atto: Serve “un ripensamento” di quanto sta succedendo nel mondo arabo complessivamente, ha sottolineato Bonino. “È un riposizionamento non solo sull’Egitto, perché a mio avviso quello che sta succedendo è un grande scontro all’interno della famiglia sunnita, che si aggiunge allo scontro tradizionale sunniti-sciiti e che ha delle implicazioni che devono essere perlomeno viste“, ha detto il ministro degli Esteri. “Non è un problema Italia-Egitto, Ue-Egitto. È molto di più. I rapporti di forza sono completamente cambiati“, ha concluso il titolare della Farnesina.

Egitto, l’ Ue cerca una strada praticabile nel rebus egiziano


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