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Siria, è tutta colpa di Assad? Il dubbio ci sta tutto

Mentre le diplomazie bellicose spingono sull’acceleratore di un intervento in Siria dopo l’ennesima denuncia dell’uso di armi chimiche da parte di Bashar al-Assad e ci sono Paesi come Turchia e Qatar che dopo la débâcle in Egitto ricercano a Damasco un successo che li riscatti, le ragioni della prudenza si fanno strada.

“L’attacco con agenti tossici ieri in Siria sembra avere tutte le caratteristiche di un nuovo incidente del Tonchino: un “casus belli” creato ad arte per giustificare un’escalation militare delle potenze straniere, come quello che nel ’64 autorizzò l’intervento americano in Vietnam. La verità la scoprirà soltanto un’indagine poliziesca: le impronte digitali sono fatte apposta per condurre all’esercito siriano”. Lo afferma, in un’intervista a Repubblica, l’esperto di armi chimiche Gwyn Winfield, a capo delle Falcon Communications inglese. Per Winfield non sarà facile individuare la sostanza utilizzata. “Chi lo ha usato, ha scelto apposta un agente volatile per cancellare la propria firma. Ne restano tracce, però, nel sangue, nei polmoni e nei capelli delle vittime per 48-72 ore. Non si tratta di Sarin classificabile come arma, bensì di un organofosfato prodotto in Siria”.

“È difficile credere che il regime di Assad lanci un’offensiva del genere in simultanea con l’arrivo a Damasco degli ispettori Onu incaricati dell’indagine sulle armi chimiche”, rileva Winfield. “Come in ogni omicidio, l’investigatore deve chiedersi: cui prodest? Non giova certo al regime, che in ogni caso verrà incolpato”.

“Quella sostanza è prodotta dalle forze armate del regime”, prosegue l’esperto, secondo cui “è probabile che sia stata catturata dai ribelli dell’Esercito libero siriano, gli unici altri in grado di lanciare quegli agenti con l’artiglieria. E a loro sì, che giova: otterranno le armi e l’intervento promessi da Washington“. Più chiaro di così?


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