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Come cambierà l’Unione europea dopo le elezioni in Germania

La crisi dell’economia e dei debiti sovrani europei ha mostrato il volto di una Germania severa e intransigente.
Forte del proprio peso economico, la locomotiva tedesca sotto la guida di Angela Merkel ha imposto a Bruxelles la linea del rigore e dei tagli, a scapito di quella della solidarietà e dell’espansione.
Un diktat che ha provocato il risentimento dei Paesi in difficoltà nell’Eurozona e che rischia di mettere una seria ipoteca al progetto di unione politica dell’Europa.
La via tedesca dei sacrifici ha innescato nel Vecchio Continente una spirale recessiva, che potrebbe però essere invertita se il prossimo 22 settembre, quando la Germania sarà chiamata alle urne, a prevalere fosse un’altra coalizione rispetto a quella conservatrice e liberale che governa oggi il Paese.
Ecco come potrebbe cambiare il progetto europeo dopo le elezioni tedesche nell’analisi contenuta in un paper della società di consulenza teutonica Roland Berger.

CDU/CSU e FDP – L’austerità continua
Se a prevalere nelle urne dovesse essere di nuovo la coalizione attuale, il ritmo del rapporto tedesco con l’Europa continuerà ad essere fissato dai conservatori, che oltre alla Cancelleria rivendicherebbero anche il ruolo chiave del dicastero delle Finanze.
Angela Merkel (nella foto) ha già dichiarato la sua mancanza di entusiasmo per l’idea d’un pezzo del suo partito di promuovere una più stretta integrazione politica tra i Paesi membri dell’Unione europea, per esempio con l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente della Commissione europea. Invece, la Cancelliera preme per aumentare l’influenza teutonica sulla linea europea in materia economica, provando a spingere Bruxelles a imporre agli Stati membri riforme che li rendano più competitivi. L’unico potere che la Merkel vuole spostare a Bruxelles è di coordinare tali riforme come il nuovo Patto di stabilità e crescita, il Fiscal Compact e l’Unione bancaria.
Un’accelerazione sull’istituzione di una tassa pan-europea sulle transazioni finanziarie non sarebbe una priorità.

CDU/CSU e SPD – Una mano tesa
Quest’alleanza tra conservatori e socialdemocratici interromperà il cammino intrapreso dal governo della Merkel puntando un po’ di più su solidarietà, crescita e occupazione, senza però perdere d’occhio l’equilibrio delle finanze.
La Germania ha già proposto un fondo di solidarietà – ed è probabile che con questa coalizione spinga per inserirvi più denaro e termini più semplici di accesso. Per usufruirne, tuttavia, i Paesi della zona euro in difficoltà dovranno continuare a portare avanti il programma di riforme per diventare più competitivi.
L’SPD sta già diffondendo l’idea di un “Piano Marshall” europeo. Per finanziare il piano, il governo spingerebbe su un’introduzione più rapida della tassa comunitaria sulle transazioni finanziarie, anche grazie a un peso maggiore nel Parlamento europeo, considerata la trasversalità dei partiti della coalizione.

SPD e Verdi – Economia sostenibile
Con l’adesione dei Verdi al governo, l’attenzione si sposterebbe notevolmente a vantaggio della solidarietà, a tutto scapito dell’austerity. Prenderebbe corpo l’idea che la Germania debba guidare la crescita sostenibile in Europa con una sorta di “green new deal”. Un tentativo anche per diffondere le linee guida della trasformazione energetica tedesca in tutta l’Unione. Questa coalizione spingerebbe in modo forte per l’introduzione di una tassa paneuropea sulle transazioni finanziarie, in primo luogo come elemento di equità, mentre potrebbe cadere l’idea rosso-verde dell’introduzione degli Eurobond per finanziare il debito dei Paesi in difficoltà, scavalcata dall’idea più pragmatica di un potenziamento del Fondo salva-Stati voluto dalla BCE, l’ESM.


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