È una vera e propria corsa alle maschere antigas. È quanto sta accadendo in Israele dove l’escalation della crisi siriana e l’uso di armi chimiche da parte del regime di Bashar al-Assad fa paura. Damasco ha infatti uno dei più grandi arsenali di armi chimiche del mondo: si stima possa contare su circa 1.000 tonnellate di agenti nervini.
La società postale nazionale è il soggetto che si occupa della distribuzione delle maschere protettive ed ha registrato un aumento di ben quattro volte nelle richieste dalle famiglie israeliane. Il sessanta per cento dei residenti a Tel Aviv è dotato delle maschere, la percentuale sale al 75% nella città di Kiryat Shmona più settentrionale di Israele.
In totale, il servizio postale israeliano ha finora distribuito almeno 4,8 milioni di maschere a gas pari al 60% della popolazione complessiva.
Le maschere antigas sono state già distribuite e utilizzate ampiamente in Israele ai tempi della prima guerra del Golfo quando Saddam Hussein sparò missili Scud su Tel Aviv. Il dittatore iracheno aveva utilizzato armi chimiche contro i curdi del suo paese tre anni prima. Contro lo Stato ebraico si limitò ad attacchi “solo” con armi convenzionali.
Cosa potrebbe accadere ora con il regime siriano? Mentre negli Stati Uniti e in Europa ci si interroga sul da farsi e si interpellano gli analisti, in Israele si indossa la maschera antigas. È in questo dettaglio, se così si può dire, che si rivela tutta la differenza fra chi vive in una condizione di continuo pericolo e chi si limita a impartire lezioni ipocrite di bon ton.