L’Italia è uno Stato di diritto, dove le leggi si rispettano e le sentenze si applicano, premette l’ex ministro piddì Beppe Fioroni. Ma proprio per evitare al Pd di apparire prevenuto, “se il Pdl ha motivi seri e fondati, si approfondisca pure la questione Berlusconi” commenta.
L’ex presidente della Camera Luciano Violante dice: “Rispetto la linea di partito, ma Berlusconi ha diritto di difendersi”. Il Lodo Violante è una via di uscita?
Non cerco una via di uscita, o un escamotage che evochi l’idea dell’inciucio o della trattativa sottobanco. Faccio invece un ragionamento molto semplice e non sopporto coloro che, di fronte all’ordinaria saggezza, hanno la reazione di chi dice “questo è un imbroglio”. Io ragiono con ordinaria saggezza.
Ovvero?
Secondo la posizione del nostro partito la decadenza non è una persecuzione, né una volontà di ledere Berlusconi: questo è un dato certo. In Italia le leggi si rispettano, le sentenze si applicano ed è la logica conseguenza di tale convinzione. Dopo di che, proprio perché siamo forti delle nostre ragioni, dobbiamo evitare di apparire all’esterno come coloro che assumano atteggiamenti pregiudiziali o tantomeno arroganti. Perché il combinato disposto di un Pd che rifiuti chiarimenti e approfondimenti darebbe l’idea di un partito che, improvvisamente, è diventato arrogante o con un atteggiamento prevenuto nei confronti di Berlusconi.
Con quali conseguenze?
Sarebbe un grave errore, in quanto consentirebbe a chiunque di poter strumentalizzare la vicenda utilizzando il consueto vittimismo. Se il Pdl dispone di elementi di chiarimento, seri e che non siano né sotterfugi né banali perdite di tempo, allora non cambierebbe molto decidere il 9 settembre o più in là. Per questo valuto le parole di Violante come un’opinione seria a sostegno dell’idea che si possano concedere approfondimenti a chi abbia dubbi, se i dubbi sono reali. D’altra parte questa è una posizione perfettamente compatibile con quella di chi ha, dalla propria parte, la certezza delle singole convinzioni.
Come legge le aperture al salvataggio per Berlusconi manifestate da Monti e Dini?
In uno Stato di diritto, dove ci troviamo, la legge è uguale per tutti. Se si aprisse un dibattito tra chi vuole salvare il cittadino X piuttosto che il cittadino Y, creeremmo un precedente ed un vulnus, nel rispetto della peculiarità di un cittadino che è anche leader di partito. Sappiamo tutti, però, che l’esser leader di partito comporta anche l’applicazione di quel detto della moglie di Cesare, che pretende da tutti un surplus di attenzioni rispetto ad un cittadino ordinario.
Non le piace il termine salvataggio?
No, perché ci metterebbe su un binario fuorviante. Noi abbiamo la consapevolezza delle nostre convinzioni, chi non ne abbia avanzi pure quei chiarimenti, ma a patto che valgano per tutti e non per uno. Porlo come un salvataggio no. So che Monti e Dini sono due persone serie, per cui credo siano attenti a che il cittadino Berlusconi non sia trattato in modo particolare, né che gli venga precluso il diritto ad approfondire in presenza di elementi fondati.
Secondo alcuni retroscena, in caso di crisi vi sarebbero già 21 senatori pronti a soccorrere Letta e una nuova maggioranza: questo il motivo, accanto ai mal di pancia in Borsa, della frenata del Pdl?
Penso che il Pdl, forza popolare e radicata nel nostro Paese, comprenda che, proprio per il rispetto della propria dignità, non debba ridurre una proposta politica alla sola affettività verso il leader; anche evitando di dare l’idea che rispetto al dramma economico in cui si trova l’Italia preferisca preoccuparsi di uno solo invece che di milioni di italiani. E’ chiaro che oggi esprimersi sulla fiducia al governo Letta, in una crisi aperta da un importate leader del nostro Paese, diventa un bivio tra chi dice sì all’interesse degli italiani e chi all’interesse di uno. Questo è il senso di responsabilità a cui siamo chiamati.
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