Il tempo a disposizione di Bashar al-Assad è scaduto secondo gli Stati Uniti, che ritengono di avere prove “chiare” e “convincenti” per stabilire una connessione tra l’uso di armi chimiche e il regime siriano.
Il segretario di Stato americano, John Kerry, non ha mostrato dubbi e dalla Treaty Room, alla presenza di alti ufficiali militari, ha sottolineato in una conferenza stampa come l’intelligence americana dopo giorni di intenso lavoro sia arrivata a una conclusione su quanto accaduto la scorsa settimana alla periferia di Damasco. A dare la certezza del coinvolgimento di Assad nel presunto uso di gas c’è un rapporto dell’intelligence di cui gli Usa hanno reso nota una versione declassificata.
I funzionari americani sono stati capaci di ricostruire il lancio effettivo di munizioni chimiche, che sono state lanciati da batterie di artiglieria da zone sotto il controllo governativo, per poi precipitare in attesa ed è atterrato in quartieri contesi o abitati da ribelli nella periferia est della capitale.
L’alto numero di vittime civili poi – i funzionari Usa ritengono che l’attacco abbia ucciso 1.429 persone – avrebbe apparentemente innescato il panico all’interno del regime siriano. In un messaggio intercettato, un funzionario siriano è stato sentito confermare che le truppe governative avevano lanciato l’attacco il 21 agosto, esprimendo preoccupazione che la squadra di ispettori delle Nazioni Unite lo avrebbe scoperto su di esso, si legge nel rapporto.
Un intervento, quello di Kerry, dopo il quale tuttavia sembra più probabile che il governo americano si prepari, a giorni, a sciogliere le ultime riserve prima di un attacco. “La nostra scelta avrà conseguenze e riguarda la credibilità degli Stati Uniti”, ha sottolineato il segretario di Stato, pur precisando che “le consultazioni sono la strada giusta per decidere” se agire, e che il presidente Barack Obama “sta continuando a consultarsi con il Congresso” e vuole conoscere la posizione dei cittadini americani.
Per Kerry gli Stati Uniti “non vogliono un altro Iraq“, visto che gli americani “sono stanchi dopo dieci anni di guerra, come lo sono anche io”, per questo ha parlato di “un intervento limitato, senza coinvolgere le truppe di terra”. Tuttavia – ha proseguito – “lasciare un dittatore usare armi chimiche senza che sia punito” crea un precedente. “Sappiamo che il regime di Assad ha il più grande arsenale di armi chimiche in tutto il Medio Oriente e sappiamo che le ha usate”.
“Aiutare le vittime civili in Siria – ha aggiunto – riguarda la nostra sicurezza nazionale. Ma anche indica chi siamo, i nostri valori, cosa sono gli Stati Uniti, la nostra credibilità nel mondo”.