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Lo sapete che la guerra di Obama contro Assad è già iniziata?

La Siria potrebbe passare alla storia come il primo teatro bellico in cui la guerra cibernetica ha assunto un peso equivalente o maggiore a quello delle armi convenzionali.

POTERI STRAORDINARI
Se da un lato il presidente Usa Barack Obama si è dimostrato scettico ad attaccare il regime di Bashar al-Assad in assenza di larghe convergenze internazionali, dall’altro ha autorizzato da tempo l’uso della cyber warfare per indebolire gli Stati “nemici”. Un’azione che non si serve di missili, bombe o proiettili e difficilmente provoca morti, ma che può avere ugualmente effetti devastanti e rilevantissimi.
Conscio di ciò, il presidente americano si sarebbe premurato di proteggerne le prerogative attraverso una revisione legale segreta, rivelata dalle indiscrezioni riportate dal quotidiano New York Times (NYT).

Secondo le nuove norme, Obama potrà autorizzare gli attacchi informatici in maniera preventiva, a partire da semplici prove credibili sull’imminenza di una cyberoffensiva proveniente dall’estero.
Questo garantirebbe al presidente statunitense un potere molto esteso: il governo di Washington non avrebbe bisogno di una vera e propria dichiarazione di guerra ratificata dal Congresso, come Obama ha chiesto nelle scorse ore per l’uso di armi tradizionali in un intervento in Siria.

UNA GUERRA GIÀ INIZIATA
Forti di questa possibilità, “è probabile che gli americani – si legge sul Corriere della Sera in un’analisi a firma di Guido Olimpio – con l’aiuto degli inglesi e israeliani, abbiano iniziato a fare guerra cibernetica in Siria. E da tempo. Unendo lo spionaggio dei segnali — sigint — a intrusioni nel sistema bellico di Assad” e analisi di flussi di dati.
Gli esperti – spiega il quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli – hanno segnalato che gli Usa hanno già schierato nel teatro velivoli per la guerra elettronica. Li hanno notati a Incirlik, nel Sud della Turchia. Aerei speciali, come l’EC130H e l’EAG18G, che hanno testato le difese “provocando” i radar. Operazioni condotte restando fuori dello spazio aereo siriano. Mentre i jihadisti di Al Nusra, mescolatisi ai ribelli, temono che l’attacco al regime possa essere l’occasione per distruggere le loro basi grazie a segnalatori elettronici piazzati da spie, in grado di guidare i missili dei droni Predator e Reaper.

OPERAZIONE TRASPARENZA?
Tuttavia i mesi scorsi sono stati burrascosi per l’Amministrazione Usa, che deve proprio all’utilizzo del suo apparato di difesa elettronica l’esplosione di uno degli scandali più rilevanti degli ultimi anni, il Datagate.
Il conflitto siriano, commenta il sito Defence One, potrebbe essere per Obama proprio l’occasione per togliere quell’alone di mistero che da sempre circonda l’utilizzo di armi informatiche e dimostrare all’opinione pubblica americana e occidentale che il lavoro di agenzie come la National Security agency potrebbe anche essere costato delle limitazioni in fatto di privacy, ma che produce i suoi frutti in termini di sicurezza e prevenzione di alcune minacce.

UNA NUOVA GUERRA FREDDA
Pericoli concreti, come si evince dalle cronache, perché in questo “scambio di cortesie” cibernetiche i siriani non sono certo rimasti a guardare. Già nei mesi passati l’esercito telematico di Assad, il Syrian Electronic Army (SEA), aveva “invaso” i profili social e i siti web di molte aziende, enti no-profit e media made in Usa. Un’operazione replicata pochi giorni fa con un’offensiva condotta proprio contro il sito del NYT.
Inoltre la milizia digitale pro Assad, anche se il presidente non lo ha mai confermato, è venuta alla ribalta lo scorso aprile quando un loro tweet, lanciato dal profilo hackerato dell’agenzia Associated Press, aveva fatto cadere il Dow Jones.
Attacchi che segnerebbero l’inizio di una nuova “Guerra fredda” cibernetica, con gli Usa che schierano i gruppi hacker Anonymous e Lulzsec, mentre la Siria e Russia il Syrian Electronic Army. Sembrerebbe – rivela il Washington Post in un’analisi del giornalista ed esperto di sicurezza informatica Brian Krebs – che a Mosca abbia sede un hosting web che conservi un paio di portali appartenenti agli hacker del SEA. Ma la Siria avrebbe trovato collaborazione e sostegno informatico anche nell’Iran, come spiega un altro quotidiano di Washington, il Times.

Attack on Syria could start cyberwar (fonte video: Cnn)



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