“Matteo Renzi fa bene a stare in guardia e lo dimostrano le sue parole quando sottolinea di non voler fare la fine di Prodi: ha compreso che serve arare molto a fondo il terreno per rigirare al meglio le zolle”. Così la deputata piddì Sandra Zampa, già portavoce di Romano Prodi, affida a Formiche.net le sue riflessioni sulla “rivoluzione” annunciata da Matteo Renzi con una certezza: molta gente nel Pd non ne può veramente più.
Matteo Renzi dice: “Pronto a guidare il Pd”. Ma la nomenklatura democratica è pronta?
Credo non tutta, ma non mi sembra rilevante. Immagino useranno più che l’opposizione, l’apparente adesione, utile solo a rimanere sul carro, e poi eventualmente far esplodere in un secondo momento tutti i problemi. Una tattica che molte volte ho visto in azione, per cui penso che Renzi faccia bene a stare in guardia, mi sembra molto consapevole di questo scenario e lo dimostrano le sue parole quando sottolinea di non voler fare la fine di Prodi. Ha compreso che serve arare molto a fondo il terreno e rigirare al meglio le zolle.
“Se avessimo pensato di meno a smacchiare il giaguaro – ha detto Renzi – saremmo al governo senza Alfano”. Tutta colpa di Pierluigi Bersani allora?
Non può essere tutta colpa di Bersani, perché all’interno della direzione del Pd, così come della segreteria, non ho mai visto esplicitarsi un dissenso vero, quindi come minimo la responsabilità è di Bersani e di tutti coloro che non hanno mai eccepito nulla sulla sua linea politica. Innegabile poi che la campagna elettorale sia stata remissiva e zeppa di contraddizioni: è sufficiente l’esempio dell’alleanza o meno con Mario Monti per rendersene conto.
Come crede si procederà a questa rivoluzione renziana, quando ad oggi mancano ancora tempistiche e regole congressuali?
Mi attendo dall’assemblea del 20 settembre una decisione che nessuno credo possa più fermare. Voglio ricordare che quello è l’organismo più rilevante del partito, per cui auspico che da quella sede venga una voce definitiva. L’intero popolo del Pd penso sia ormai molto determinato ad avere il congresso per giungere sino in fondo e non credo sarà tollerata altra melina. Non la pensa così solo Renzi, anche Civati e lo stesso Cuperlo non hanno un punto di vista differente.
Intanto il sindaco di Firenze “guadagna” l’appoggio, più o meno esplicito, degli amministratori: dopo Piero Fassino anche Deborah Serracchiani e Michele Emiliano: quanto peserà?
Il consenso conta sempre, l’importante è che chi ha scelto di stare con Renzi lo abbia fatto non perché certo della sua vittoria, quanto per le sue idee. La gran parte dei problemi del Pd sono nati dal fatto di non aver misurato realmente la democrazia, perché si è ridotto il tutto a mettersi d’accordo. Per cui se le alleanze si riducono ad un accordo preliminare per poi ottenere da Renzi ciò che si vuole, allora non ci siamo. Conterà sciogliere le correnti in presenza di una battaglia seria: mi aspetto che chi va con Renzi poi segua sul serio le sue proposte per l’Italia e non solo perché viene dato vincente. Dopo le ultime vicissitudini, credo ci sia molta gente nel Pd che non ne può veramente più e comprende come siamo vicini ad una svolta.
Ovvero?
O si cambia e si fa per davvero una rivoluzione, oppure resteremo incapaci di inseguire l’obiettivo più importante: vincere.
Condivide l’ultimatum del capogruppo Roberto Speranza a Renzi, “non pensi di fare leader e premier insieme”?
Non cambierei nulla delle attuali regole che il partito si è dato: vanno bene come sono. E non si cambiano le regole quando le partite sono già iniziate. Qui parliamo di una partita iniziata ben prima che Renzi formalizzasse la propria candidatura.
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