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Consigli non richiesti all’amico Berlusconi. Parla Urbani

La sinistra? É tenuta insieme solo dallo scotch, ragiona Giuliano Urbani, politologo, ex ministro e uno dei fondatori di Forza Italia. Urbani, in una conversazione con Formiche.net, analizza i possibili effetti del voto in Giunta sul caso Berlusconi e i riverberi sui destini del governo Letta.

Per Berlusconi è più conveniente fare il barricadero con il ricorso in Europa o lo statista responsabile?
Credo che in queste condizioni non gli si possa chiedere di rinunciare ad alcuno dei possibili strumenti di difesa. Berlusconi ha tali diritti e dall’esterno consigliargli di rinunciarne anche a uno solo, in una situazione del genere, sarebbe sciocco. Da questo punto di vista non gli si può dire nulla, sarà lui a decidere, in quanto si tratta del suo destino.

Di contro chiedere la grazia non è proprio nelle sue corde: crede ne farà ugualmente richiesta?
Ho l’impressione di no, perché non gli si addice e poi equivarrebbe a una confessione di colpevolezza. Per cui non credo che la sua linea di difesa, sia nel carattere giuridico che soprattutto in quello politico, mai lo porterà a riconoscere di aver commesso dei reati. Francamente non ce lo vedo fare un passo del genere.

Intanto il premier Letta dice che all’Italia serve stabilità e il Pdl non potrebbe aprire la crisi: ma la frattura è già insanabile?
La premessa di tutto è che io ho una buona considerazione di Enrico Letta, che resta naturalmente. Ma non credo proprio che serva stabilità al Paese, occorre molto di più una massiccia dose di efficienza, dal momento che stabilità è sinonimo anche di staticità. Continuare così sarebbe un disastro biblico. Così facendo aggraveremmo solo i due mali da cui siamo strozzati: l’imposizione fiscale e il pagamento degli interessi sul debito. E’ come se avessimo quattro mani che premono con insistenza sul nostro collo fino a soffocarci. Per cui vedo la stabilità come un voler essere strozzati lentamente. Sia chiaro, se quei due obiettivi fossero raggiunti allora un governo stabile avrebbe senso.

Quante chance ha il premier di centrare quei due risultati?
A giudicare dallo strumento fondamentale che è il consenso parlamentare, in questo momento sarei tentato di rispondere nessuna. Con un Parlamento dilaniato dal dilemma decadenza o non decadenza che, di fatto, lo paralizza, allora il premier deve inevitabilmente guardarsi bene dall’avere obiettivi ambiziosi. In quanto più ambiziosi sono, più le Camere li bocciano anzi non li considerano proprio.

Verosimile in caso di crisi, un fronte anti Pdl già compattato attorno a Pd, ex M5S e Sc per una nuova maggioranza?
Il fronte sinistro è compatto nel momento in cui ha di fronte il nemico Berlusconi, questo è ormai chiaro. Se dovesse passare la mano perché le vicende giudiziarie glielo impongono, allora quello stesso fronte si sgretolerebbe come neve al sole nello spazio di qualche settimana. Ovviamente sto parlando di elementi caratterizzati dall’assoluta provvisorietà.

Il Giornale parla di sinistra kamikaze che vuol far cadere Letta: come giudica le mosse del Pd?
Non le vedo, perché fanno parte di una politica invisibile. In altri termini è niente altro che la politica delle congiure, dei sospetti. Quello che so è che contro le alterazioni di Renzi i tempi lunghi nuociono molto. Per cui più si va in là con i mesi, più diminuiscono le speranze del sindaco di Firenze.

Ormai per Berlusconi vale solo “l’effetto forca”?
E’ la tesi sostenuta dai maggiorenti del Pdl, che hanno invitato i colleghi a non emettere una decisione di stampo politico, preferendo le basi dell’equilibrio e del raziocinio. Personalmente dubito che la sinistra se lo possa permettere, in quanto è tenuta assieme solo dallo scotch.

twitter@FDepalo


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