I papi fanno sempre parlare e discutere. Non si può dire che Francesco sia diverso in questo da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Certo è che Jorge Mario Bergoglio sta dimostrando, almeno agli occhi di alcuni commentatori, una discontinuità rispetto a Ratzinger che genera qualche perplessità. Specialmente tra coloro che, fino a qualche mese fa, criticavano la Chiesa perché troppo conservatrice.
Nel Fatto Quotidiano di oggi, con la sua consueta sottigliezza, ci pensa Marco Politi a rincarare la dose. Entrando nella disamina sullo scambio epistolare che Francesco ha avuto con Eugenio Scalfari, il noto vaticanista conclude: “Una domanda cruciale rimane inevasa in questo dialogo. Scalfari, avendo confessato che gli piacciono moltissimo Papa Francesco, il Poverello di Assisi e Gesù di Nazareth, ricordava che la Chiesa cattolica è diventata quello che è, perché si tratta di una struttura di potere.
Che ne sarà? Qui Bergoglio non può rispondere. Perché l’interrogativo riguarda la sua stessa leadership e il successo o l’insuccesso della sua perestrojka”.
Potere? Perestrojka?
Proviamo a mettere un po’ d’ordine e a far capire qualcosa a chi ci legge.
In primo luogo potere. Questa categoria politologica corrisponde a qualcosa di molto reale, concreto e materiale. Per avere potere bisogna avere dei mezzi a disposizione. A dirlo non sono io, né la chiesa ma Max Weber. Ora, un pensatore certo non facilmente tacciabile di sinistrismo, anche se molto amato dai comunisti, come Carl Schmitt diceva giustamente che la peculiarità della Chiesa romana è che ha un’autorità assoluta, appunto perché non ha bisogno del potere. In Chiesa cattolica e forma politica, il giurista tedesco aggiunge che ciò la separa dalle istituzioni moderne. In effetti, sebbene la ricchezza e la gestione delle pecuniae non manchi, la forza della Chiesa è il messaggio cristiano, ossia il rappresentare la voce di Cristo nella storia. La Chiesa, e il papa ad personam, “rappresenta” Dio. Ciò basta a darle autorità, senza bisogno di persuadere mediante la ricchezza. E’ forse perché ciò talvolta è avvenuto, anche di recente, tra alcuni prelati, che Bergoglio sta, giustamente, sostenendo la povertà in spirito, che significa esattamente non rinuncia ma affermazione dell’autorità spirituale sopra i mezzi materiali a disposizione.
Qui vengo alla seconda categoria molto abilmente inserita nel contesto interpretativo da Politi: la perestrojka. Com’è noto con questo termine si è inteso l’insieme delle “riforme” che Gorbaciov ha introdotto nel sistema comunista russo negli anni ’80.
Perestrojka ha significato cambiamento, abbandono d’idee sbagliate. Qui nasce l’equivoco. Un Papa, e Francesco lo sta facendo e lo farà sempre più, può e deve riformare l’organizzazione ecclesiastica, la curia, cambiare le cariche, eccetera, se serve a migliorare la missione apostolica universale. Può e deve farlo perché serve a liberare l’autorità dal potere umano. Ma nessun papa, nessun fedele, può estendere il cambiamento e l’istanza riformatrice alla Verità. Al contrario dell’impero sovietico, costruzione umana artificiale, leviatanica, violenta e contro natura, la Chiesa è un’istituzione posta da Dio sopra la natura, i cui pilastri sono stati concessi all’umanità ma non sono frutto di una costruzione umana.
Dunque, che significa l’uso di questo termine, applicato a una realtà che non può essere riformata, ma al massimo ripulita e purificata anche con la povertà?
In ultimo, c’è una sottile confusione semantica nel parlare di una “fede laica”, come si legge sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. La fede cristiana, al contrario delle tante credenze laiciste, non da ultimo quella che fino a ieri portava tanti giornalisti di sinistra a credere nello splendore dei Soviet, è un credere in Dio. Cioè è un aprire la propria mente, il proprio cuore, la propria libertà all’amore eterno di un Salvatore divino e umano. In questo senso solo la fede cristiana è laica, perché libera di aderire al soprannaturale come apertura a una dimensione di razionalità superiore. Nessun’altra fede è laica ma dogmatica, come si capisce dalle tante superstizioni che hanno gli illuministi e i laicisti di maniera.
Il Papa non laicizza la fede, riscopre, anzi, il suo valore di luce che spalanca l’anima alla verità.
Ci viene di chiedere a tanti validi commentatori se hanno la laicità sufficiente per capire quello che avviene Oltretevere.