Il videomessaggio di Berlusconi? Non è sufficiente, sulle prospettive di Forza Italia occorre più chiarezza, osserva l’ex radicale Marco Taradash, giornalista, commentatore e già parlamentare: nel ’94 agli albori di Forza Italia era tra i Riformatori pannelliani che seguirono con attenzione la rivoluzione liberale propugnata dal Cavaliere.
Taradash invita ad evitare remake di cliché del passato, soprattutto perché rispetto al 1994 è cambiato tutto nel Paese, alla voce esigenze e bisogni.
L’ultimo colpo del comunicatore, come sostiene Claudio Velardi a proposito del videomessaggio di Berlusconi, o di fatto la resa politica?
La questione non è ancora chiara, nel senso che il videomessaggio rappresenta senza dubbio un momento della resistenza di Berlusconi rispetto all’ingiustizia che ritiene di subire. É un capitolo della lotta per la giustizia giusta in questo Paese che il Cavaliere ha combattuto in modo alterno con una prospettiva di riforme e di autodifesa. Ma vorrei dire che il video non chiarisce ancora il seguito.
Ovvero quale Forza Italia e con quali visioni?
Non ho ben inteso se la nuova Fi rinasce come forza politica che combatte e si spende per le riforme, o se sarà una trasformazione dello scudo protettivo nei suoi confronti. Questo secondo me è il punto politico ancora oscuro.
Dopo due decenni replicare lo stesso cliché comunicativo non è pari ad un’ammissione di fallimento su riforme e rivoluzioni liberali?
Implicitamente non si ammette nulla, ma il nodo è cosa accadrà domani. Se il nuovo contenitore non sarà solo un remake del passato, che tradizionalmente non riescono mai molto bene, che lo si dica apertamente: perché effettivamente non è stato ancora esplicitato. Non è sufficiente il videomessaggio anche perché sento vari appelli a costituire i circoli di Forza Italia, ma francamente mi sembra difficile trovare nell’Italia di oggi quell’energia genuina, nuova e spontanea che c’era vent’anni fa nell’attesa del cambiamento.
Un’Italia troppo diversa oggi, da quella del ’94, per meritare la stessa proposta?
Allora si avvertiva una richiesta liberale di cambiamento piena di fiducia. Oggi abbiamo una delusione diffusa che non trova il senso della politica e una replica non sarebbe francamente una risposta.
Un’operazione politicamente debole ma psicologicamente forte: nel video Berlusconi crede che avrebbe dovuto fare breccia anche oltre il “suo popolo”?
É il vero nodo della questione. Nel ’94 in occasione di quel primo videomessaggio, lui parlò al 100% degli italiani. Ieri invece, per ragioni ovvie, essendo stato costretto sulla difensiva, parla a chi crede in lui. Si tratta di due momenti molto diversi che, proprio per questo, richiedono qualcosa in più del ripetere un appello che vent’anni fa funzionò benissimo ma che oggi non è scontato sia efficace.
Molto psicologico nei passaggi e poco politico: Berlusconi è sembrato un po’ un Grillo di centro, come sostiene Giovanni Minoli al Foglio?
Riesce sempre anche a colpire il cuore, è nelle sue corde: il punto è se questo cuore diventa motore di azione politica oppure no. Grillo oggi vi riesce benissimo, sollecitando passioni, desideri e aspettative. Berlusconi si trova oggettivamente in grosse difficoltà, in quanto attorno a lui si è mosso praticamente tutto il mondo contro. Per cui non sa mai da quale parte volgere lo sguardo perché se guardasse in faccia il proprio interlocutore diretto, allora rischierebbe di essere colpito alle spalle.
Berlusconi non crede più alla grazia o forse non ci ha mai creduto: ma il fatto che si torni a parlare di Marina come erede politica che significa?
Non credo che i miracoli possano accadere due volte, ovvero che un grande imprenditore riesca a trasformarsi in un grande politico. Eviterei il bis quando non si ha certezza che vada incontro alle necessità del pubblico.
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