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Il sexy fisco con cui Letta vuole sedurre le società straniere

Certezza del diritto, procedure standard e buone prassi importate dalle migliori esperienze internazionali. Per attrarre gruppi e investimenti esteri – e non far fuggire quelli italiani – il governo Letta punta anche su un fisco più semplice e intuitivo.

Sono molti gli aggiustamenti contenuti nelle 30 pagine della bozza del provvedimento “Destinazione Italia” che sarà discusso oggi, giovedì 19 settembre, in consiglio dei ministri.

MAGGIORE COLLABORAZIONE
In primo luogo c’è la voglia di aiutare gli interessati a costruire una collaborazione più stretta col fisco. Per offrire a potenziali investitori la possibilità di “pianificare la redditività dell’investimento“, si legge nella bozza, bisognerà “introdurre una pratica di tax agreements (accordi fiscali) per investimenti superiori a una certa soglia, con cui l’impresa e l’Agenzia delle Entrate concordano in via preventiva e non modificabile le modalità fiscali per un periodo definito (ad esempio i primi cinque anni dell’investimento), dando certezza sugli oneri tributari in capo agli investitori“. Presso l’Agenzia – continua il provvedimento – sarà istituito “un Desk dedicato agli investitori esteri“, per facilitare e velocizzare la “comunicazione“, risolvere “ex ante” potenziali controversie interpretative e “indirizzare il contribuente verso gli strumenti di cooperazione con l’Amministrazione Finanziaria già previsti nell’ordinamento, come la presentazione di istanze di interpello o ruling internazionale“.

CONFERENZA DEI SERVIZI
Per l’esecutivo è prioritaria anche una riforma della disciplina della conferenza dei servizi. La nuova disciplina – spiega la bozza – sarà ispirata a criteri come l’eliminazione dell’obbligo di presenza delle amministrazioni competenti che trasmettono all’amministrazione competente il nulla osta preventivo; concentrazione in un’unica seduta delle istanze delle diverse amministrazioni coinvolte nel procedimento che devono partecipare ai lavori avendo già portato a termine la fase istruttoria al loro interno; il conferimento del carattere di esecutività al provvedimento che scaturisce dalla conferenza e la piena operatività della conferenza condotta in via telematica.

TANTI UFFICI, UN SOLO MODELLO
Spazio anche alla semplificazione della modulistica, attraverso l’approvazione di procedure standardizzate e modelli unici a livello nazionale da utilizzare per l’ottenimento delle principali autorizzazioni per le attività produttive: edilizia e ambiente (entro novembre), SUAP (Sportello Unico Attività Produttive, entro gennaio). Il Governo esplorerà inoltre la possibilità di presentare una proposta legislativa sul dibattito pubblico, che potrebbe essere “un utile strumento per il coinvolgimento del territorio, in caso di opere particolarmente invadenti“, come nel caso del Muos o della Tav.

ABUSI DEL DIRITTO
L’esecutivo guidato da Enrico Letta vorrebbe mettere ordine anche in un tema estremamente delicato, al centro di molti contenziosi: l’abuso del diritto. Questa fattispecie giusrisprudenziale, che si affianca all’elusione fiscale, colpisce quei comportamenti del contribuente che, pur leciti, mirano a ottenere vantaggi non previsti dal legislatore. “Un’interpretazione troppo estensiva di questa norma – ritiene il governo – mina le certezze necessarie alle imprese per un’adeguata pianificazione fiscale“.
Pertanto, come raccomandato anche dal “Rapporto dei Saggi” nominati dal Presidente della Repubblica, è necessario “rivederne la definizione“. Il contribuente “potrà essere sanzionato solo se si potrà dimostrare un effettivo aggiramento di norme o divieti previsti dall’ordinamento fiscale“. Il semplice risparmio fiscale non sarebbe, in questo modo, più sanzionabile.

BLACK LIST, WHITE LIST
In cima alle modifiche da apportare al sistema fiscale italiano c’è anche una revisione della disciplina della “black list. Per dedurre spese sostenute per operazioni con soggetti localizzati in Paesi paradisi fiscali inseriti nella “black list”, le imprese italiane devono dimostrare che i soggetti esteri svolgano prevalentemente un’attività commerciale effettiva, ovvero che le operazioni rispondano a un effettivo interesse economico e che le stesse abbiano avuto concreta esecuzione. In linea con gli orientamenti internazionali – spiega l’esecutivo – la normativa italiana prevede ormai la transizione ad un modello basato sulla logica opposta cioè la costituzione di una “white list”. Ad oggi, tuttavia, l’Italia non ha ancora costituito la white list.
Ma, si legge nella bozza, “nel rispetto dell’originario spirito della norma – bisogna indurre i Paesi in black list ad accettare lo scambio di informazioni – e in attesa dell’attuazione del modello white list, sarà opportuno richiedere come unico elemento per la cancellazione dalla black list la stipula di Convenzioni contro le doppie imposizioni contenenti clausole di scambio di informazioni, rivedendo il secondo requisito relativo al livello d’imposizione fiscale“. Al contempo, bisogna “accelerare l’iter parlamentare per la ratifica delle convenzioni già stipulate“.

TRIBUNALE DELLE IMPRESE
Il tribunale delle imprese è per il governo Letta “uno strumento importante, ancora sottoutilizzato“, per fornire agli investitori un foro adeguato per la risoluzione delle controversie. Diventa perciò strategico “estendere le competenze del tribunale delle imprese a tutte le controversie commerciali, prevedendo una soglia minima di ingresso e creando un canale efficiente di accesso alla giustizia per gli investitori“. Con un particolare riguardo alle imprese estere – sottolinea l’esecutivo – è utile “individuare un responsabile dell’organizzazione e dei rapporti con il pubblico negli uffici giudiziari, partendo da una sperimentazione negli uffici sede dei tribunali delle imprese“. Per quanto riguarda le sedi di riferimento – si legge nella bozza – bisognerà “concentrare su Milano, Roma e Napoli tutte le controversie già ora rientranti nelle materie di competenza del tribunale delle imprese che coinvolgano società con sede principale all’estero, anche se con rappresentanza stabile in Italia“.

INTERESSI MORATORI
Infine, secondo il governo, “il differenziale tra tasso legale degli interessi moratori e tasso di mercato costituisce una spinta all’abuso di resistenza in giudzio che, in tutte le controversie aventi a oggetto somme di denaro, si tramuta in una forma conveniente di prestito agevolato“. La soluzione? “Elevare il tasso di interesse moratorio, in base a quanto previsto dalla normativa in materia di transazioni commerciali vincolata dal diritto comunitario“.

Ecco di seguito gli approfondimenti curati da Formiche.net su singoli aspetti del documento governativo:

Eni, Enel e Finmeccanica. Le idee del governo Letta del direttore di Formiche.net, Michele Arnese

Ecco come Letta vuole attrarre investimenti esteri in Italia di Michele Pierri


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