Dopo l’ultima performance tv del Cavaliere vien fatto di prendere a prestito (con qualche adattamento) una celebre battuta di Winston Churchill: Silvio Berlusconi è il peggiore dei leader politici italiani, eccezion fatta per tutti gli altri.
Il destino giudiziario
Proprio così. L’uomo di Arcore ha subìto una condanna penale in via definitiva; è consapevole di aspettarsene delle altre; sta, in un modo o nell’altro, per essere escluso dal Parlamento; vede addensarsi rischi gravissimi non solo per la sua persona ma anche per la sua azienda, ora costretta a versare quasi 500 milioni alla Cir.
Il kombinat anti Cav.
Come se non bastassero i guai giudiziari, il kombinat avversario della magistratura inquirente e dei mass media ha scoperto e diffuso in tutto il mondo i suoi difetti di uomo ricco, potente ed anziano, che cerca nella bellezza femminile quelle conferme a cui non riesce a rinunciare, inviluppandosi in una rete vischiosa di bugie, sotterfugi a volte persino ingenuità che rasentano l’arroganza.
Epifani bofonchiatore
Eppure, il Cavaliere è tuttora in campo in una delle prove più difficili della sua vita. E riesce a gettare sul tavolo una delle sue sette vite. Ma lo avete messo a confronto con Guglielmo Epifani, l’ex giovane Werther come lo chiamavano i compagni della Cgil? Il Cavaliere, ormai ridotto a una maschera di se stesso, appariva sicuro di sé sul video, mentre l’altro bofonchiava qualche ragionamento, in diretta, all’ufficio stampa di Montecitorio, con la solita aria piagnona.
Letta è salvo
A Berlusconi è riuscito, nel video, il disegno di attaccare la magistratura politicizzata e l’uso che di essa fa la sinistra, senza andare a sbattere sul governo; evitando, cioè, di compiere quei gesti clamorosi che i suoi nemici si aspettavano da lui. Così, se Enrico Letta deve andarsene tocca al Pd staccare la spina. Ma può farlo seriamente con la motivazione che traspariva dal borbottare di Epifani? Ovvero il Pd non può essere alleato di partito che non ha rispetto per le istituzioni e che attacca violentemente la magistratura (al riparo da critiche come se fossero gli ayatollah iraniani).
Le amnesie del Pd
Ma come? Sono mesi che i maggiorenti del Pd sostengono che le vicende giudiziarie del Cavaliere riguardano la sua persona e non devono creare problemi al governo; e adesso scoprono che questa persona non è il maggiordomo di Palazzo Grazioli ma rappresenta e parla per tutto il centro destra. Credevano di aver vinto la battaglia finale che le Procure avevano ingaggiato – e condotto per vent’anni – per conto loro. Stanno già scoprendo, invece, che la farina del diavolo si trasforma in crusca. Nati comunisti si apprestano a morire democristiani.
La nemesi
All’inizio degli anni ’90 – quando iniziò l’offensiva giudiziaria promossa dalle Procure per portare al potere gli ex Pci senza che fosse loro chiesto di vincere le elezioni (un’impresa in cui non sarebbero mai riusciti) – essi ottennero un salvacondotto per la sinistra democristiana, perché avvertivano che senza quegli alleati la loro legittimazione non sarebbe stata completa. Non a caso sono riusciti a vincere, sia pure a stento, le elezioni soltanto sotto la guida di Romano Prodi. Oggi quella sinistra Dc (salvata dalle acque a bella posta) sta sottraendo agli ex Pci il partito, il governo, persino l’identità. Basti pensare che nella compagine di Enrico Letta i ministri ex Pci sono due al pari di quelli di Cl. È una nemesi storica.
Chi ha vissuto cent’anni di solitudine – afferma un grande scrittore latino-americano – non avrà un’altra occasione nella vita. La Repubblica Partenopea governò sostenuta dalle armate di Napoleone. Quando l’Imperatore cadde quei nobili animi finirono appesi per il collo in Piazza del Mercato.