Negli ultimi mesi se n’è fatto un gran parlare. E a dir la verità a parlare è stato prima di tutti proprio il Santo Padre. Di Papa Francesco abbiamo imparato così a conoscerne le idee sulla Chiesa e tutto ciò che le ruota intorno, e ne stiamo iniziando a percepire le sue opinioni riguardo la politica, le relazioni internazionali e la Pace.
Ma il rapporto confidenziale che Bergoglio ha costruito sapientemente con la comunità dei fedeli e non solo lo porta a spingersi oltre svelandoci particolari inediti della sua vita personale che lui ha affidato alla lunga intervista a tu per tu con il direttore di Civiltà Cattolica, il gesuita padre Antonio Spadaro (scarica qui il pdf dell’intervista).
Creativo prima di tutto (“Per un gesuita è estremamente importante! Un gesuita deve essere creativo”), estimatore della letteratura e amante della musica classica e del buon cinema italiano. Ma anche legato particolarmente alla nonna Rosa che lo ha ispirato nelle scelte artistiche e letterarie.
In generale ama gli artisti tragici, specialmente i più classici. Ma non chiedetegli di fare una scelta:
“Ho amato molto autori diversi tra loro. Amo moltissimo Dostoevskij e Hölderlin”. E di quest’ultimo ne ha un ricordo molto tenero: “Di Hölderlin voglio ricordare quella lirica per il compleanno di sua nonna che è di grande bellezza, e che a me ha fatto anche tanto bene spiritualmente. È quella che si chiude con il verso Che l’uomo mantenga quel che il fanciullo ha promesso”. “Mi ha colpito anche perché ho molto amato mia nonna Rosa – aggiunge Bergoglio – e lì Hölderlin accosta sua nonna a Maria che ha generato Gesù, che per lui è l’amico della terra che non ha considerato straniero nessuno”.
Sul suo comodino tiene però ‘I Promessi Sposi’, in attesa di una quarta rilettura che deve ancora una volta alla nonna: “Manzoni mi ha dato tanto. Mia nonna, quand’ero bambino, mi ha insegnato a memoria l’inizio di questo libro: ‘Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…”.
In pittura ammira Caravaggio: “Le sue tele mi parlano. Ma anche Chagall con la sua Crocifissione bianca”.
In musica invece non ha dubbi e predilige Mozart: “Quell’Et Incarnatus est della sua Missa in Do è insuperabile: ti porta a Dio! Amo Mozart eseguito da Clara Haskil. Mozart mi riempie: non posso pensarlo, devo sentirlo. Beethoven mi piace ascoltarlo, ma prometeicamente”, svela Francesco.
Un posto speciale occupano anche Le Passioni di Bach. Di lui trova sublime il brano l’Erbarme Dich, il pianto di Pietro della Passione secondo Matteo. E a un livello “meno intimo” ama Wagner: “Mi piace ascoltarlo, ma non sempre. La Tetralogia dell’Anello eseguita da Furtwängler alla Scala nel ’50 è la cosa per me migliore. Ma anche il Parsifal eseguito nel ’62 da Knappertsbusch”.
La sua cultura cinematografica la deve ai suoi genitori che da bambino lo portavano spesso in sala. Ammette di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi quando aveva tra i 10 e 12 anni. Ma dovendosi identificare in un’opera cinematografica sceglie “La strada di Fellini”, il film che forse ha amato di più e nel quale c’è un implicito riferimento a san Francesco. Tra i film prediletti Papa Francesco ricorda “Roma città aperta”, quella stessa città che svela di conoscere ancora poco.