Con l’avvento dell’autunno, il Papa mette mano alla Curia. Primi spostamenti di un certo peso, in qualche caso si tratta di amoveatur senza promozioni in cambio. Così, dopo la scelta di un diplomatico di rango come mons. Parolin a segretario di Stato (tra meno di un mese si insedierà al posto occupato per sette anni da Tarcisio Bertone), inizia anche il valzer tra i capidicastero. Il primo a saltare è il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero. Sessantanove anni (quindi con ancora sei anni a disposizione prima del pensionamento, salvo deroghe), vicino a Bertone e stimato da Benedetto XVI, viene trasferito alla Penitenzieria apostolica. Ruolo di prestigio, ma poco più che onorifico. Sostituisce il cardinale Manuel Monteiro de Castro, che da qualche mese aveva raggiunto e superato il limite d’età dei 75 anni.
Un diplomatico per il Clero
Piacenza, entrato nella congregazione per il clero nel 1990, dopo essere stato successivamente nominato presidente della Pontificia commissione per i Beni culturali, vi era tornato nel 2007 come segretario e, tre anni dopo, promosso prefetto al posto del francescano Claudio Hummes, grande amico di Papa Francesco. Proveniente dalla scuola genovese del cardinale conservatore Giuseppe Siri, Mauro Piacenza è considerato uno dei porporati più attenti alla linea tradizionalista. Al suo posto, il Papa ha scelto l’arcivescovo Beniamino Stella, veneto di Pieve di Soligo. Diplomatico di rango, presidente della Pontificia accademia ecclesiastica (l’organismo che prepara e forgia i nunzi a disposizione della Santa Sede), mons. Stella ha alle spalle importanti incarichi come “ambasciatore” in Congo, a Cuba e in Colombia. Profondo conoscitore della realtà latinoamericana, dunque, come il segretario di stato entrante, Pietro Parolin. Il fatto che il nuovo prefetto per il Clero abbia 72 anni, significa che Francesco non bada all’anagrafe nella scelta degli uomini cui affidare il governo della chiesa. Se le norme canoniche non dovessero subire aggiornamenti e al netto delle deroghe, a mons. Stella sarebbe destinato un mandato di soli tre anni.
Il rafforzamento del Sinodo
Ma altri cambiamenti sono giunti stamattina. Il Sinodo dei vescovi ha un nuovo segretario. Si tratta di mons. Lorenzo Baldisseri, attuale segretario del Collegio cardinalizio. Baldisseri è l’uomo che il 13 marzo scorso si vide a sorpresa porre sul capo lo zucchetto cardinalizio dal neoeletto Francesco, che recuperava una tradizione caduta in disuso dai tempi di Giovanni XXIII . Probabile, quindi, la sua futura creazione cardinalizia. Mons. Baldisseri va a occupare una posizione strategica e destinata a vedere accrescere il suo peso. Bergoglio ha più volte detto, infatti, che bisogna ripensare la struttura del Sinodo, perché è lì che si concretizzerà il vero cambiamento, è in quella sede che si determinerà quella collegialità da più parti auspicata. Sarà nel Sinodo che verranno convogliate e definite le istanze degli episcopati locali. Il primo appuntamento del nuovo segretario sarà l’organizzazione del prossimo Sinodo, che con ogni probabilità si terrà il prossimo anno. Da decidere il tema, benché il Papa abbia recentemente fatto riferimento alla nullità dei matrimoni. Che si sia trattato di frasi indicative o di semplice pour parler, si vedrà prossimamente. Baldisseri sostituisce mons. Nikola Eterovic, arcivescovo croato, che è stato nominato nunzio in Germania.
Conferme per Muller e Filoni
Importanti, però, sono anche le conferme. Mons. Gerhard Ludwig Muller, prefetto della più importante delle congregazioni, quella della Dottrina della fede (il dicastero retto per più di vent’anni da Joseph Ratzinger) è stato infatti confermato nella sua posizione. Dopo il riavvicinamento con la Teologia della Liberazione, con il suo padre Gustavo Gutierrez portato dal Papa proprio dal presule tedesco (nominato personalmente da Benedetto XVI), arriva la blindatura. La linea non cambia. E la conferma arriva anche per il cardinale Fernando Filoni, che rimarrà prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Una conferma un po’ a sorpresa, visto che da più parti il diplomatico italiano (già sostituto in Segreteria di stato) era dato in uscita dalla curia. Sono atti questi ancor più significativi perché giungono a pochi giorni dal primo incontro degli otto cardinali incaricati di studiare la riforma della curia, che comunque – ha detto Francesco – sarà un processo lungo, perché “è meglio diffidare della fretta”.