In Germania le rilevazioni demoscopiche scandiscono settimanalmente la vita politica federale. Anche a ridosso delle elezioni, gli istituti statistici non rinunciano a diffondere le proprie previsioni. Nella giornata di ieri sono usciti sia il Politbarometer della seconda rete pubblica (ZDF), sia il sondaggio finale di Forsa.
In un’intervista con il quotidiano Rheinische Post, il presidente del Bundestag, il democristiano Norbert Lammert, ha criticato questa abitudine tutta tedesca, stigmatizzando in particolare la scelta del tabloid Bild di pubblicare un sondaggio realizzato con gli esperti di Emnid proprio il giorno del voto. Sta di fatto che, ultimi sondaggi disponibili alla mano, quasi tutti gli istituti registrano una sostanziale parità tra i due schieramenti. Parità, ovviamente, che è tale solo se si considera anche Die Linke nel blocco progressista. Dal momento che, tuttavia, l’estrema sinistra soltanto difficilmente potrà arrivare a governare (o dare l’appoggio esterno) con socialdemocratici e verdi, sembrerebbe più appropriato considerare soltanto le due coalizioni tradizionali, da un lato la coalizione cristiano-liberale e dall’altro quella rosso-verde.
Secondo il Politbarometer, la CDU oscillerebbe intorno a quota 40 percento, l’SPD arrancherebbe tredici punti più sotto a quota 27%, i Verdi sarebbero ormai precipitati al 9%, Die Linke sarebbe stabile all 8,5%, i liberali dell’FDP supererebbero la soglia di sbarramento del 5,5%, l’AfD, invece, rimarrebbe fuori dal Bundestag, raccogliendo il 4% dei consensi. Non molto diverso l’esito della rilevazione di Forsa che vede la CDU al 39,5%, l’SPD al 26%, i Verdi al 10%, Die Linke al 9%, l’FDP al 5% e AfD al 4%. Infine, nel pomeriggio di ieri si è aggiunto un terzo sondaggio, realizzato dall’Allensbach Institut, secondo il quale la CDU sarebbe al 39,5%, l’SPD al 27%, Verdi e Linke appaiati al 9%, FDP al 5,5% e l’AfD al 4,5%.
Insomma, dai tre sondaggi dell’antivigilia, sembra ormai chiaro che si va verso un Parlamento spaccato in due. L’ago della bilancia sarà, con ogni probabilità, Alternativa per la Germania (AfD). La sua entrata al Bundestag potrebbe infatti pregiudicare l’una o l’altra alleanza. A questa tornata, giova ricordarlo, i “mandati aggiuntivi” (derivanti da una discrasia tra primo e secondo voto) non saranno suscettibili di accrescere il vantaggio di un partito ai danni di un altro. Stando all’ultima riforma della legge elettorale, varata nell’estate di quest’anno, infatti, ogni mandato aggiuntivo sarà compensato da un mandato per tutti gli altri partiti proporzionale al consenso ottenuto con il voto di lista. Stando così le cose, la soluzione politicamente più accettabile, almeno per la signora Merkel, sembra essere una riedizione della grande coalizione.