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Meloni, Tosi e Storace, che cosa si muove a destra

Ignazio La Russa l’ha ribattezzata la nuova Fiuggi. Come dire che la svolta storica per la destra italiana non c’è ancora stata e quella definitiva si attende per il mese prossimo. Con Forza Italia presidio liberale post accantonamento del Pdl, a destra si possono aprire praterie?. Ma la domanda da porsi a questo punto è: saranno capaci gli interpeti destrosi di ieri di fare sintesi e comporre una proposta d’insieme lontana da nostalgismi d’annata ma moderna e futurista?

Officina Italia
Giorgia Meloni, che in pochi giorni lo scorso anno abbandonò il Pdl per fondare Fratelli d’Italia con Guido Crosetto e Ignazio La Russa, dopo Atreju ha lanciato la sua proposta. Un cantiere di idee innovative ed efficaci per un manifesto comune, ma senza logiche passate legate a raduni e croci celtiche. Un vecchio dirigente missino che di svolte ne ha viste parecchie, storce il naso e ammette a bassa voce che se la cosa dovesse risolversi esclusivamente in un gruppo ristretto con “i soliti noti, rampelliani e meloniani, allora non avrebbe senso. All’Italia serve una cosa di destra nuova e non autoreferenziale“.

I nuovi destrosi
Fermo restando che nella nuova destra non ci saranno gli ex aennini approdati al fu Pdl, come Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, la nuova piattaforma potrebbe contare su una platea eterogenea. Non solo esponenti chiaramente marcati da un passato comune, come Francesco Storace, Gianni Alemanno, Adriana Poli Bortone, Roberto Menia ma anche “nuovi acquisti” di chiara matrice liberale come lo stesso Guido Crosetto, la nuova associazione dei Blu per l’Italia e i delusi di Fare per Fermare il Declino, in crisi di identità dopo il caso Giannino e il flop elettorale. Lo stesso giornalista è stato ospitato alla kermesse romana del Parco del Celio, oltre al sindaco di Verona Flavio Tosi lanciato in un improbabile ticket di primarie proprio con l’ex ministro della Gioventù.

Il ramoscello d’ulivo
Prova a fare da pontiere il siciliano Nello Musumeci che invita a sfruttare la rinascita di Forza Italia, vista come cadeau per un’area politica e culturale sacrificata dal “predellino”, per rifondare un mondo che non è mai venuto meno. La fu An in Sicilia conta ancora carichi da novanta: Nania, Formica, Stancanelli, Catanoso, Vinciullo, Marrocco. Musumeci lo lascia intendere chiaramente quando sottolinea che dall’Ars deve nascere “un’azione di efficace e visibile contrasto al Governo regionale, che possa rimettere in luce gli alfieri della destra siciliana”. A ciò si aggiungano i sondaggi: secondo Nicola Piepoli l’area destrosa è potenzialmente vicina all’8% ma solo se si presentasse alle urne con un contenitore comune, nuovo e con un netto cambio generazionale dei suoi interpreti.

Garanti della tradizione
“Si parta dalle idee, non dai simboli”, consiglia Mauro Mazza ex direttore di Rai 1 che ha appena ultimato il suo pamphlet “Vent’anni e una notte.1993-2013″: la parabola della destra italiana raccontata dai suoi protagonisti, scritto a quattro mani con Adolfo Urso. Mazza osserva che “per la destra italiana lo scorso febbraio si è chiuso un ciclo. Se vuole rinascere deve puntare sulla difesa dei valori etici e sul sociale”. E attacca: “Io immagino una destra aperta a tutti ma orgogliosa dei suoi valori. Non vanno più bene Dio, patria e famiglia? Va bene, ma ce ne sono tanti altri. Penso all’attenzione per i deboli e gli emarginati, che non è un’esclusiva della sinistra; all’ancoraggio al Partito Popolare Europeo; al contrasto al laicismo e al relativismo, prendendo spunto dalla lezione di Papa Francesco che sta cambiando gli orizzonti del cattolicesimo. È per questo che, insisto, non si può imbarcare tutto e tutti”.

twitter@FDepalo


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