Quella che si apre domani, sarà una delle settimane più significative del primo scorcio di pontificato targato Francesco. Il primo atto, nella mattinata di lunedì, è il Concistoro che deciderà la data di canonizzazione dei beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Un atto poco più che formale, come lo stesso Bergoglio aveva rimarcato nel corso dell’intervista a bordo dell’aereo sulla tratta Rio-Roma, lo scorso luglio . Scartata l’ipotesi dicembre (troppo vicina per organizzare un evento cui verosimilmente parteciperanno milioni di pellegrini), con ogni probabilità sarà scelto il 27 aprile. Da martedì, poi, si inizierà a fare sul serio relativamente alla grande riforma della curia. E’ l’atto più discusso durante le congregazioni pre-Conclave, è il punto più delicato dell’agenda del nuovo Papa. Due le direttrici fondamentali: ridurre il peso della burocrazia vaticana aggiornandola ai tempi correnti (gli ultimi ritocchi concreti risalgono a Paolo VI) e sviluppare maggiormente quella collegialità su cui Francesco insiste fin dal giorno dell’elezione. Tre giorni di lavoro per gli otto cardinali chiamati a consigliare il Papa nel governo della chiesa universale e a studiare la grande riforma della macchina amministrativa.
Le proposte di riforma sul tavolo
I prescelti (uno per ogni area geografica, nominati direttamente da Francesco senza tener conto delle indicazioni dell’ultimo Sinodo), saranno chiamati per prima cosa a valutare come e dove intervenire sulla “Pastor Bonus”, la costituzione promulgata da Giovanni Paolo II nel 1988 che sovrintende all’organizzazione del governo vaticano. Un compito tutt’altro che semplice, e lo stesso Bergoglio ha ricordato nell’intervista concessa alla Civiltà Cattolica che i grandi cambiamenti hanno bisogno di tempo, e che la fretta (mai come in questo caso) può essere cattiva consigliera. Ecco perché, dopo la tre giorni di studio e di confronto di ottobre, la speciale consulta si ritroverà ancora per almeno altre “due o tre volte”. Perché la riforma vada a pieno regime, si sussurra oltretevere, bisognerà attendere. Forse un paio d’anni. Gli otto porporati, già da mesi in contatto tra loro, hanno raccolto le istanze provenienti dagli episcopati locali, una mole enorme di suggerimenti, idee e consigli al punto che (rivelava un paio di mesi fa il cardinale Oscar Maradiaga, coordinatore della consulta) forse sarà opportuno adottare un instrumentum laboris per fissare così un piano di lavoro sul quale muoversi. In ogni caso, è facile prevedere un ridimensionamento delle competenze della Segreteria di stato (il cui focus primario sarà la politica internazionale) a fronte di una maggiore responsabilizzazione dei capidicastero delle congregazioni. Probabile anche una serie di accorpamenti tra i pontifici consigli, che spesso hanno funzioni coincidenti con quelle di altri organismi.
“La curia deve cambiare mentalità”
Lo storico Alberto Melloni ha scritto sul Corriere della Sera di sabato che “il senso del G8 dei porporati che comincia il 1° ottobre è la questione del cattolicesimo romano dell’ultimo mezzo secolo: la collegialità”. Chi ha fiducia – continua Melloni – “pensa che convocando un organo con atto primaziale, il Papa ha mostrato che non ha in mente di mettersi attorno dei potenti chiamati a diluire democraticamente un potere monarchico, ma dei vescovi, capaci di far sentire nella chiesa universale la voce delle chiese locali, nelle quali e dalle quali esiste la chiesa una e cattolica”. E da questa obbedienza, scrive ancora lo storico del Cristianesimo di scuola concilio, “dipenderà anche la riforma della curia. Una riforma della curia che migliori gli standard etico-culturali del personale o che ottimizzi le procedure decisionali, ma che rimanga all’interno di una ecclesiologia universalità sarà effimera. Se la curia deve servire le chiese locali e le conferenze episcopali, bisogna cambiarne la mentalità”.
Il viaggio ad Assisi
Infine, il 4 ottobre, il Papa si recherà ad Assisi. Programma intenso, cinque i discorsi di Francesco, più l’omelia che sarà pronunciata durante la messa delle 11.00 nella piazza San Francesco. Bergoglio parlerà ai bambini disabili e ammalati ospiti dell’Istituto Serafico (ore 8.00), ai poveri assistiti dalla Caritas (ore 9.30), quindi al Clero e ai religiosi (ore 15.15) e alle monache di clausura (dopo le 16.15). Infine, a conclusione della giornata e prima della visitai al “tugurio” del santo patrono d’Italia, Francesco risponderà alle domande di quattro giovani (ore 17.45). Assisi è una meta significativa, la “capitale” del dialogo interreligioso, il luogo in cui si ritrovavano i Papi cattolici con gli esponenti delle altre confessioni religiose. Ma, scrive ancora Alberto Melloni, “Bergoglio è cristiano troppo limpido per salire ad Assisi con l’intento di appropriarsi del dialogo interreligioso, di polemizzare con le fantasie antiche e recenti sulla nazione cattolica, di elogiare il più italiano dei santi o di usare il palcoscenico di Assisi per un ennesimo exploit. Se Francesco va da Francesco è per dire che quel papato che aveva cercato di imbrigliare nella forma della santa chiesa romana, cerca oggi di compiere la sua spoliazione”.