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Perché Berlusconi e Renzi non possono esultare. Parla Pasquino

Berlusconi sta appoggiando un governo che non è suo, perché i cinque ministri ormai lo hanno abbandonato”. È la lettura che dà del voto di fiducia al governo Letta il politologo Gianfranco Pasquino, docente di European Studies al Bologna Center della Johns Hopkins University secondo il quale adesso mentre il Pd dovrà mantenere il punto, il Cavaliere non ha più dalla sua quei cinque ministri.

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Il voto di fiducia al governo è il trionfo dei democristiani?
No. Piuttosto credo sia il trionfo della ragionevolezza. Che poi i democristiani storici avessero ragionevolezza è vero per buona parte di loro, non di tutti in verità. Altri erano dei mestatori, ipocriti, persone che non avevano alcuna voglia di perdere il posto. Ci sono in verità interpreti di tali categorie di mestatori, ipocriti e attaccati alla poltrona anche in questo Parlamento.

E adesso?
Quella ragionevolezza cui ho fatto riferimento prima è stata espressa non solo dal voto in sé; ma dalle parole sorprendenti e molto efficaci di Mario Monti.

Il Pd incassa un colpo ferale con il sì di Berlusconi a Letta?
I democratici portano a casa un voto positivo, avrebbero preferito forse incassare qualcosa di più. Ovvero una spaccatura vera all’interno del Pdl, che invece è stata in parte ricucita da questo colpo di teatro del Cavaliere prodotto con la sua dichiarazione di voto. Gli equilibri interni al Pd sono ovviamente importanti, ma in questo momento al primo posto c’è la durata del governo.

Chi dovrà preoccuparsi all’indomani di questa fiducia?
Beh, senza dubbio Renzi se riuscirà a domare la sua ambizione sconfinata. In quanto se l’esecutivo dovesse durare, al massimo potrebbe diventare il segretario del partito, e quando dovesse giungere a quel risultato, dovrà sostenere il governo. E in quel caso non potrà neanche permettersi di fare il democristiano, anche perché il Pd non è ancora un partito democristiano.

La formazione di un centro moderato e popolare potrà drenare consensi a Matteo Renzi?
Difficile dirlo. Tanto per cominciare il sindaco di Firenze dovrà riuscire a prendersi la segreteria, il problema si porrà dopo. Dove quel dopo sta, forse, per un anno dopo o persino un po’ di più, quindi nel frattempo bisognerà osservare la tenuta complessiva con particolare attenzione per il fronte sinistro, dove ho ascoltato parole – sgrammaticate – della senatrice De Petris, del tutto ostili a qualsiasi tipo di governo di questo genere.

Emblematico il volto del capogruppo Luigi Zanda, che si aspettava ben altre parole da Berlusconi…
Adesso il Pd deve occupare saldamente lo spazio che ha, ma direi a proposito dei transfughi, che una cosa sono i parlamentari e un’altra gli elettori che potrebbero non seguire necessariamente le evoluzioni dei loro ex parlamentari.

Un Letta più forte a Palazzo Chigi potrebbe distrarlo dai calcoli sulla corsa per la segreteria?
Letta al momento ricopre una carica molto più importante e direi più utile per i destini del Pd e del Paese: deve continuare a governare. Dovrebbe lasciare che la corsa si svolga senza prendere posizione, anche se sappiamo che probabilmente preferisce Renzi a Cuperlo.

La giravolta lettiana di Berlusconi è l’ennesimo coup de theatre: ma adesso come convivranno Pdl e Forza Italia?
Il problema temo sia un altro: Berlusconi sta appoggiando un governo che non è più suo, perché i ministri che ne fanno parte avevano preso le distanze nettamente dalla linea del capo. Per il resto ho l’impressione che tutti gli altri che hanno espresso sostegno al governo lo porteranno avanti, hanno interesse a mantenerlo in vita per dimostrare che avevano ragione loro.



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