La frattura in seno al centrodestra è a un punto di non ritorno. Ad esserne convinta è Erminia Mazzoni, già parlamentare dell’Udc, oggi eurodeputata del Popolo della Libertà, che in una conversazione con Formiche.net spiega perché la convivenza tra falchi e colombe era diventata ormai insostenibile. Mentre con Enrico Letta…
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Onorevole Mazzoni, cosa è accaduto ieri in Parlamento?
Ieri abbiamo dato una risposta di responsabilità all’Italia. Non era possibile immaginare l’apertura di una crisi di governo e il ritorno alle urne in questo momento.
Oggi più che mai è necessario avere una guida per il Paese. La bontà di questo convincimento ce l’hanno manifestata le positività dei mercati e delle borse, che hanno reagito in tempo quasi reale alle notizie che provenivano dalle Camere, ma anche le parole dei cittadini.
Quale l’opinione dell’Europa?
L’Unione europea opera a volte ingerenze forti nella nostra vita e non poteva che raccogliere con soddisfazione il fatto che Italia abbia ancora un governo, perché c’è la paura che una caduta dell’Italia possa portare con sé tutti gli altri Paesi europei.
Crede che la frattura di ieri sia il preludio a un nuovo partito di ispirazione popolare?
Questa sette giorni di sofferenza, partita con le paventate dimissioni di massa dei parlamentari del Pdl, ha portato a evidenziare l’esistenza di due anime ben definite nel partito: l’anima moderata e popolare e l’anima oltranzista e rivoluzionaria. Alla luce di ciò che è accaduto possiamo dire che a prevalere sia stata la prima anima, che, come detto prima, ha portato i moderati a ricomporre un quadro di stabilità e responsabilità. Credo che la scissione sia già nelle cose e non solo per la fiducia accordata al governo.
Per cosa allora?
La frattura si è consumata nelle scorse settimane, nel momento in cui si è dato vita senza alcun confronto a nuova Forza Italia. C’è una sede inaugurata, c’è l’invito a costituire gruppi nei comuni e nelle regioni e persino ieri, nel pieno di quest’agitazione importante per il Paese, si raccoglievano firme per l’adesione a Forza Italia anche in Parlamento.
Cosa vi distingue?
C’è una porzione di partito che vuole riconquistare la propria autonomia attraverso i valori del Partito Popolare Europeo, che sono la pietra miliare dello statuto Popolo della Libertà e perno del nostro agire quotidiano. Probabilmente qualcuno non crede in quei valori. Ed è stato dimostrato che quel qualcuno non è Silvio Berlusconi, al quale invece esprimiamo solidarietà per il travaglio umano causato dalle ultime vicende, giudiziarie e non, che lo hanno riguardato.
La vostra iniziativa però, in un certo senso, si allontana dal leader del passato, Berlusconi, per ritrovarsi attorno ad Alfano. Anche nel centrosinistra accade qualcosa di simile, con Enrico Letta. È arrivato davvero il momento di una svolta generazionale?
Alla nostra età in altri Paesi si va già in pensione. Noi invece immaginiamo di raccontare ciò che è accaduto come un ringiovanimento della politica italiana. Credo invece che quello che è successo ieri sia da valutare sul piano puramente politico. Con questo passaggio noi abbiamo cominciato a ragionare in termini di prospettiva futura del nostro paese, che si disegna nuovamente con un dialogo rispettoso delle parti e non con i personalismi. Questo è il tratto positivo della vicenda. Oltre a una riflessione, scaturita dopo aver ascoltato l’intervento di Letta. Nelle sue parole, a parte qualche doveroso passaggio concesso al popolo della sinistra che egli in parte rappresenta, mi è parso evidente che la sua visione politica sia sicuramente vicina al mondo popolare e non alla famiglia socialdemocratica.