Il futuro energetico dell’Italia è racchiuso nella Strategia Energetica Nazionale (Sen), un piano di investimenti da 180 miliardi destinato allo sviluppo delle rinnovabili, all’efficienza e all’ottimizzazione della gestione delle fonti fossili che disegna le possibili evoluzioni del contesto italiano nel medio (2020) e nel lungo periodo (2050).
Il Rapporto Ambiente 2013 del Cer, realizzato con il contributo del Ministero dell’Ambiente e presentato questa mattina, si è concentrato sull’impatto macroeconomico e sulle ricadute della Strategia energetica nazionale la quale prevede sette grandi linee di azione da implementare entro il 2020 che vanno dal rafforzamento delle infrastrutture allo sviluppo dei comparti verdi fino a una gestione efficiente dei mercati e a una governance dei processi decisionali più snella e virtuosa.
Gli effetti economici
Secondo le simulazioni del Centro Europa Ricerche dei 170-180 miliardi di euro di investimenti previsti da qui al 2020 i 2/3 sarebbero assorbiti dallo sviluppo del comparto green mentre il restante sarebbe riconducibile ai settori collegati alla gestione delle fonti tradizionali, si legge nel rapporto curato dall’economista Alessandro Carettoni.
Il graduale calo delle importazioni energetiche che ne conseguirebbe (dovrebbero scendere di circa il 30% su base annuale) porterebbe progressi in termini di efficienza seguiti dalla produzione aggiuntiva di rinnovabili e di idrocarburi sul territorio nazionale.
A tutto ciò va aggiunta una sensibile riduzione dei prezzi energetici che dovrebbero convergere verso la più bassa media europea, garantendo un beneficio netto di circa 9 miliardi da spalmare sulle bollette di famiglie e imprese.
Gli effetti ambientali
Le simulazioni effettuate dal Cer prevedono da un punto di vista energetico e ambientale meno emissioni di gas serra (455 Mton contro un obiettivo europeo di oltre 470 Mton); più rinnovabili (la loro quota sui consumi finali dovrebbe salire al 19-20% dei consumi finali, prevedendo uno sviluppo più armonico delle diverse fonti all’interno del comparto elettrico dove fino a questo momento prevale il fotovoltaico) e un ruolo crescente per il comparto termico.
Da qui al 2020 il nostro Paese può inoltre arrivare a generare risparmi per circa 20 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (MTep), circa quattro volte quello che abbiamo fatto fino al 2010, limitando così il livello totale di consumi energetici a circa 125 Mtep.
I vantaggi
Secondo le stime del Rapporto Cer, al 2020, il livello del Pil risulterà più elevato di circa il 2,5% nell’ipotesi di realizzazione del piano tracciato dalla Sen rispetto ad una congiuntura normale. Questa crescita sarebbe spiegata per metà dagli investimenti previsti e per metà da minori importazioni e maggiori consumi.
Sotto la spinta della maggiore crescita si verificherebbero poi benefici anche per i conti pubblici. Il saldo tra entrate e uscite della PA secondo le stime del Cern dovrebbe migliorare gradualmente, correggendo l’incidenza sul Pil per oltre 3 decimi di punto a fine periodo mentre ancor più evidente risulterà il miglioramento del rapporto debito/Pil che nel periodo considerato dovrebbe diminuire di oltre 5 punti percentuali.
Secondo lo studio del Centro Europa Ricerche la completa attuazione degli investimenti previsti dalla Sen consentirebbe di superare ampiamente gli obbiettivi concordati in sede europea.