Non è passata nemmeno una settimana dalla fine dello shutdown – la chiusura di tutte le attività federali non essenziali – che già il Congresso americano potrebbe ripiombare nel caos.
A dare battaglia, questa volta, – rivela il New York Times – non sarebbero i senatori del Tea Party, ma i lobbisti che affollano Capitol Hill, crocevia di interessi e pressioni, con in prima linea i rappresentanti di pensionati e appaltatori della difesa.
Perché se da un lato si è giunti a un accordo che consente, seppur temporaneamente, di alzare il tetto del debito Usa (debt ceiling), dall’altro da gennaio partiranno implacabili i tagli automatici del cosiddetto sequester, una procedura che limita la dimensione del bilancio federale.
E ad essere colpito maggiormente sarà proprio il Pentagono, che dopo le vacche grasse delle precedenti Amministrazioni, subirà un netto ridimensionamento del proprio portafoglio di spesa per un importo di circa 20 miliardi di dollari.
A marzo scorso il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, firmò un ordine per mettere in atto 85 miliardi di dollari di tagli lineari al budget del governo di Washington. La prima quota di un programma di tagli automatici da 1.200 miliardi entro il 2021.
Circa metà del totale colpirà le spese per la difesa, mentre il resto porterà alla riduzione delle ore di lavoro, e quindi degli stipendi, di molti impiegati pubblici, mentre altri saranno prepensionati.
Ma i repubblicani sono pronti a dare battaglia e hanno già annunciato che puntano a una riduzione dei tagli nel comparto della difesa per spalmarli su istruzione e spesa sociale. A cominciare dal cosiddetto Obamacare, la riforma che ha aumentato il numero di persone tutelate dal sistema sanitario e che il presidente Usa dovrà leggermente ritoccare (ma non troppo) per venire incontro ai desiderata dei suoi avversari politici, in maggioranza al Senato.
Ma la lobby della salute interverrà anche per scongiurare (e invertire) i tagli annunciati ai compensi dei medici impegnati nel Medicare, il programma di assicurazione medica amministrato dal governo degli Stati Uniti – universalistico, in quanto indipendente dal reddito – che coinvolge persone dai 65 anni in su o che incontrano altri criteri particolari.
Separatamente, le grandi aziende come i giganti tecnologici della Silicon Valley premono per convincere il Congresso ad approvare una nuova legge sull’immigrazione, un tema messo in naftalina dalla fine della scorsa primavera.
E sebbene, le lobby non si faranno guerra l’una con l’altra, la combinazione del sequester con il rifiuto dei repubblicani di alzare le tasse – come proposto dai democratici – non potrà che portare Capitol Hill a scegliere dove tagliare.
Ingredienti, questi, che stanno per dare vita a una nuova, ennesima “tempesta perfetta” dell’Amministrazione Obama.