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Ecco come e cosa ha davvero spiato l’Nsa in Italia

La visita del Segretario di Stato americano John Kerry, a Roma per discutere dei negoziati israelo-palestinesi con il premier Benjamin Netanyahu, coincide con uno dei momenti più tesi nei rapporti recenti tra Roma e Washington.

Difficile immaginarlo solo pochi giorni fa, quando Enrico Letta volò negli Stati Uniti per incontrare, tra gli elogi, il presidente Barack Obama.

Nel frattempo, però, il Datagate – il caso riguardante il programma di sorveglianza della National Security Agency che avrebbe rastrellato i dati e le conversazioni di milioni di utenti – è arrivato anche in Italia. Il premier Letta non ha per ora rilasciato dichiarazioni, ma oggi incontrerà Kerry nella Sala dei Galeoni insieme al ministro degli Esteri Emma Bonino.

L’AMMISSIONE DELL’NSA
Al centro dei colloqui tra i tre la domanda: come, quando e in che misura la Nsa ha catturato le comunicazioni italiane? Secondo le parole del presidente del Copasir, il leghista Giacomo Stucchi – riportate su Repubblica in un pezzo a firma di Carlo Bonini – nel suo recente incontro americano con i vertici di Cia ed Nsa gli è stato spiegato “che l’Agenzia ha sì raccolto informazioni sui dati di traffico telefonico e telematico in Italia“, ma non in modo indiscriminato con intercettazioni a strascico, perché il programma “è dotato di filtri che limitano o interrompono il flusso di informazioni intercettate quando riguardano Paesi alleati cui l’America è legata da particolari vincoli di amicizia“.

COME SONO RACCOLTI I DATI
Il generale John Inglis, vicedirettore dell’Agenzia americana per lo spionaggio elettronico ha spiegato inoltre che la raccolta di dati, ad uso puramente preventivo (avrebbe sventato numerosi attentati terroristici, uno anche in Italia) non è avvenuta all’interno dei nostri confini, ma “ogni qual volta il traffico di comunicazioni e dati generato all’interno del nostro Paese si è appoggiato o è transitato, per ragioni tecniche e per l’architettura integrata che hanno i sistemi di comunicazione su scala globale, su “carrier” statunitensi o nella piena disponibilità americana“. Si parla cioè – rimarca Bonini – di provider internet (chiamate Skype, traffico di e-mail, navigazione in rete), piuttosto che di produttori di smartphone (messaggistica gratuita) o di compagnie telefoniche Usa.

I POTERI USA
Nonostante, come detto, la sorveglianza americana non sia mirata a singoli obiettivi, la sua intrusività può essere notevole. Tutte le comunicazioni generate in Paesi terzi, compresa l’Italia, una volta fuori dallo spazio fisico sovrano dei singoli Paesi e dunque della loro disponibilità possono essere raccolte. Si tratta di tabulati telefonici, sms, come anche di business record: dalle carte di credito, alle biglietterie aeree, ai database di pubblico accesso. Tutto ciò è possibile – prosegue Repubblica – grazie ad alcuni strumenti legislativi che la stessa Nsa ha spiegato alla delegazione del Copasir consegnandole un documento declassificato dove è illustrato anche entro quali ambiti l’Agenzia eserciti i suoi poteri di intrusione telematica all’estero.
L’executive Order presidenziale 12333 consente di individuare come obiettivi cittadini non americani all’estero e di raccoglierne le telecomunicazioni senza che sia richiesta alcuna autorizzazione di una Corte di giustizia federale; il Foreign Intelligence Surveillance Act, al titolo I, autorizza la sorveglianza di cittadini non americani presenti negli Usa e poco frequentemente all’estero, salvo autorizzazione di un giudice federale. Mentre gli Emendamenti 702, 704 e 705b ai titoli V e VII del Foreign Intelligence Surveillance act, norme di legge approvate all’indomani dell’11 settembre, autorizzano la raccolta di “business records” e di “metadati” di traffico riguardanti stranieri e cittadini americani all’estero attraverso provider e carrier americani.

IL RUOLO DELL’ITALIA
Oltre i rapporti con Washington c’è però il nodo, tutto italiano, dei rapporti tra i nostri Servizi, il governo e l’Nsa. Stucchi ha detto che, negli Usa, gli è stato riferito che nessuno in Italia, né l’autorità politica, né la nostra intelligence, era stato messo al corrente di quello che la Nsa stava facendo. Ma la reazione morbida di Palazzo Chigi (in Francia, dopo le rivelazioni di Le Monde, è stato subito convocato l’ambasciatore americano a Parigi) e le contraddizioni in seno al Copasir (ieri il senatore Giuseppe Esposito, Pdl, ha detto a Formiche.net che l’impressione è che qualcuno fosse informato sull’attività dell’Agenzia Usa in Italia), lasciano aperto lo spiraglio a una svolta.

UN CAPRO ESPIATORIO
Una svolta che, già nelle prossime ore, potrebbe riguardare gli Usa. La Casa Bianca – scrive Guido Olimpio sul Corriere della Sera – ha promesso una “revisione” dell’attività di intelligence, cercando di combinare l’esigenze di sicurezza con i diritti alla privacy dei cittadini. Poiché, nonostante il paravento della prevenzione, “è difficile pensare che un rastrellamento così massiccio e ampio di dati sia legato solo alla lotta al terrorismo internazionale“. Anche perché la “rete” è stata gettata non solo in Francia e in Italia ma anche in Paesi dove la minaccia qaedista non è così aggressiva. Per questo, Obama, sarebbe pronto a cambiare i vertici dell’intelligence Usa.



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