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Microsoft, Poste e Unioncamere, la rete per sostenere il coraggio di giovani e imprese

digitale

Costruire una vasta rete che facendo leva sulle potenzialità delle nuove tecnologie raggiunga 1 milione di aziende e 200mila giovani, creando un circuito virtuoso di crescita e lavoro. È in questo obiettivo ambizioso che si concretizza il progetto di digitalizzazione del nostro paese, “Digitali per crescere” promosso da Microsoft Italia con il patrocinio dei ministeri dell’Economia e dell’Università e Ricerca e con il coinvolgimento di Unioncamere, Poste italiane e Intel, multinazionale attiva nella ricerca e produzione di strumenti informatici.

Per le imprese animate dalla volontà di modernizzarsi e per le persone desiderose di dare vita a start-up dinamiche e innovative, l’iniziativa pubblico-privata metterà a disposizione una piattaforma ad hoc per interagire con esperti, accedere alla formazione virtuale e al check-up digitale di un’azienda, richiedere un concreto supporto finanziario, partecipare in 7 prestigiosi atenei – Roma, Napoli, Bari, Pisa, Padova e il Politecnico di Milano e Torino – a “Laboratori di esperienza digitale”.

Le ragioni del progetto

A illustrare le motivazioni di un’iniziativa cruciale per favorire lo sviluppo delle start-up, mettere in rete ricerca e mercato del lavoro, promuovere le frontiere della salute, incoraggiare comunità vitali e coesione sociale, è il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: “Un’impresa digitalizzata cresce, vende, esporta, occupa il doppio rispetto a chi non lo è. Per questo la nostra organizzazione, che raccoglie oltre 6 milioni di aziende, vuole contribuire a creare un’infrastruttura all’altezza dei competitori internazionali e delle eccellenze produttive nazionali”. Le cifre danno ragione alla sua analisi. Il 98 per cento nelle PMI statunitensi è collegato in Rete e utilizza abitualmente tecnologie digitali. Mentre il tessuto industriale italiano registra un cronico ritardo, sia per il 4 per cento delle unità con più di 10 dipendenti che per il 96 per cento delle fabbriche medie e piccole. Un’arretratezza che sfocia nel paradosso, visto che come spiega il dirigente del ministero dello Sviluppo economico, Stefano Firpo, “Made in Italy” è una delle voci più cliccate nei motori di ricerca mondiali.

Le linee guida del piano Microsoft

Convinto che un’opportunità enorme si apra per le aziende del nostro paese è l’amministratore delegato di Microsoft Italia, Carlo Purassanta. Il quale rimarca come i progetti imprenditoriali più innovativi, prima relegati in laboratori di esperti isolati, oggi scaturiscono per l’80 per cento dal lavoro corale di un gran numero di persone a contatto con il mondo. Poi fornisce dati altamente significativi: “Le PMI che hanno avuto il coraggio di investire nel digitale anche in una fase di crisi beneficiano di una crescita di 10 punti nell’occupazione e di 13 punti sui ricavi. Nel terreno informatico, oggi poco costoso e in rapida evoluzione, si prevedono entro il 2015 180 miliardi di euro di profitti a livello globale, per 14 milioni di posti di lavoro di cui 100mila in Italia. Un paese in continua crescita nel ricorso alle piattaforme di comunicazione telematica veloce, prima fra tutti lo smartphone”. Forte di cifre incoraggianti, il manager è persuaso che l’iniziativa possa raggiungere almeno 1 milione di aziende e dare vita nell’immediato a 100 esperienze di start-up modello.

L’intervento di Cassa depositi e prestiti

Un ruolo rilevante nella realizzazione di “Digitali per crescere” sarà giocato da Cassa depositi e prestiti, sempre più perno strategico delle iniziative industriali nel nostro paese. Ma il suo presidente Franco Bassanini vuole precisare che “gli investimenti produttivi realizzati grazie all’impiego mirato dei risparmi dei cittadini verranno ancorati al logiche di redditività”. A partire dai 18 miliardi stanziati per le banche e rigorosamente vincolati al finanziamento a medio termine di 74mila piccole e medie imprese. Tramite il Fondo italiano di investimento, CDP ha poi in mente di riservare quote di capitale di rischio entrando come socio di minoranza nelle aziende il cui azionista di maggioranza ne faccia richiesta.

Si tratta, spiega l’artefice delle semplificazioni degli anni Novanta, di progetti orientati a mettere in moto un processo di crescita che è il problema aperto nel nostro paese rispetto ai parametri di bilancio del Fiscal Compact. “Una questione che riguarda la pubblica amministrazione e le PMI, a partire dal ritardo digitale”. Per questo motivo, rimarca l’ex parlamentare del PDS, sono necessarie politiche pubbliche industriali per l’alfabetizzazione digitale del sistema imprenditoriale, per la connettività in banda larga delle scuole in cui ci troviamo agli ultimi posti in Europa, per la riduzione della pressione fiscale sull’e-commerce. E per la modernizzazione della rete telematica nazionale: “Perché è intollerabile che nella tratta ferroviaria Firenze-Bologna una telefonata su smartphone cada 12 volte in mezz’ora e che nelle grandi metropolitane non sia raggiungibile il segnale”.



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