L’Europa ha davvero ragione a dirsi scandalizzata per le rivelazioni di Edward Snowden? È il grande interrogativo di queste ore, durante le quali emerge che le responsabilità del programma Prism, laddove esistono, non vadano ricercate solo dalle parti di Washington, ma che il mondo sia piuttosto il teatro di un grande spy game in cui tutti tendono in egual modo a spiare ed essere spiati.
UN TABÙ INFRANTO
A squarciare ufficialmente il velo dell’ipocrisia era stato ieri Bernard Squarcini, ex capo dell’intelligence di Parigi, che aveva ammesso a Le Figaro che anche i Servizi francesi controllano gli Usa, prevalentemente per ragioni economiche, politiche e commerciali. Un’informazione confermata anche dal cuore del potere americano. Come sottolinea l’ex direttore della Cia John McLaughlin in un’analisi pubblicata da Bloomberg, “tutti i governi raccolgono informazioni per poter compiere decisioni nel migliore dei modi“.
E lo stesso Glenn Greenwald, il giornalista americano che ha raccolto per il Guardian le rivelazioni di Snowden e custodisce i suoi segreti non ancora svelati, ha spiegato all’Espresso che anche il Gchq britannico rivolge le medesime “attenzioni” nei confronti del nostro Paese.
UN TRISTE BALLETTO
E dopo l’approccio diplomatico delle scorse ore, teso a spegnere quanto prima il fuoco delle polemiche con gli alleati d’oltre Atlantico – Francia e Germania in testa – anche dagli Usa emergono le prime opinioni stizzite per l’atteggiamento dei leader del Vecchio Continente.
“Sarò cinico – dichiara al Corriere della Sera Marvin Cetron, uno dei massimi esperti di terrorismo e di spionaggio, autore del Rapporto 2000 per l’Fbi – ma quello tra i governi dell’America e dell’Europa sullo spionaggio amico della Nsa è un balletto che non inganna nessuno. Sono almeno otto, dieci anni che possediamo tecnologie che ci consentono di intercettare qualsiasi comunicazione in qualsiasi capitale. E quando dico possediamo – sottolinea – intendo non soltanto noi americani ma anche gli inglesi, i tedeschi, i francesi, gli israeliani, oltre ai russi e ai cinesi naturalmente. I servizi segreti di tutti questi Paesi e di altri Paesi alleati come l’Italia hanno sempre saputo che l’America vi spiava, anche se forse non immaginavano fino a che punto. E credo che anche alcuni di essi abbiano spiato su di noi. Solo che ognuno lo ha tenuto nascosto“.
IL TIMORE DEI LEADER
Non esistono governi “immacolati”, dunque, secondo Cetron, che offre anche una possibile spiegazione del Datagate, che a suo avviso non pregiudicherà in ogni caso i rapporti tra Usa ed Europa.
“L’opinione pubblica era stata sensibilizzata sulla questione dello spionaggio americano da Wikileaks, ossia dalla pubblicazione dei documenti segreti del Dipartimento di Stato da parte della organizzazione di Assange. L’operato della Nsa ha indignato il Paese e ha spinto i governi a uscire allo scoperto. Adesso devono assumersi le loro responsabilità, ma come ho detto le soluzioni saranno per lo più di facciata“. “Indubbiamente qualche danno (il troppo controllo verso i propri alleati, ndr) lo ha fatto, ma ritengo per eccesso di zelo non per inimicizia nei confronti dell’Europa. Sospetto che il nostro governo non eserciti un controllo capillare sui servizi segreti. È chiaro che cercherà di esercitarlo in futuro“, conclude l’esperto.