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Il prudente (ed evasivo) Renzi

È un Matteo Renzi molto prudente quello del discorso alla Leopolda. Lo speech ha ricalcato sostanzialmente il documento congressuale con excursus sulle esperienze degli ospiti della kermesse.

Molto spazio alle riforme istituzionali, della giustizia e al tema dell’Europa, convinzione nel ribadire il primato della politica.

È un Renzi che parla molto al popolo del Pd (dipendenti pubblici, privati, mondo della cultura e capitalisti di alto rango) con qualche incursione al mondo produttivo e delle start-up, ma senza precisare le modifiche contrattuali del mercato del lavoro o del sistema fiscale.

Le bordate sono sparate tutte e solo sulla classe politica: qualche stoccata a Silvio Berlusconi, qualche riferimento velato ai maggiorenti del Pd, l’attacco alle province.

Niente stoccata invece per gli alti burocrati, per le regioni e la spesa sanitaria, per le municipalizzate e i servizi pubblici locali.

Anche sulla riduzione della spesa pubblica Matteo Renzi tace e preferisce parlare di riduzione del debito vista la migliore digeribilità del concetto a sinistra.

L’obiettivo elettorale di Renzi sterza a sinistra, certo si parla ai delusi del centrodestra, ma soprattutto agli otto milioni che hanno votato Beppe Grillo.

La conclusione è tutta immaginifica, simbolica, di rivalutazione della politica nel migliore stile dell’oratoria classica.

Tutto ruota intorno alla semplicità, ma basterà Matteo per cambiare un Paese intimamente complicato e sempre più povero di cultura politica ed economica?



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