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La Cina non si preoccupa dello sciacquone europeo!

Forse la Cina implode economicamente come è avvenuto per l’Unione Sovietica. Ma che importa. L’Unione Europea si diletta a studiare il “kit dello spione” (russo), e dopo aver determinato l’esatta curvatura delle banane e la taratura della zucchina adesso è il turno dello sciacquone europeo. È difficile non sorridere, preoccupati.

Venendo alla Cina, l’esplosione di un veicolo in piazza Tienanmen, sotto il ritratto di Mao, ha causato vari morti e feriti. La colpa, sembra, manco a dirlo, dei soliti independentisti Uiguri, un popolo turcofono di fede musulmana nel nord ovest cinese. Fatto sta che sembra un terribile presagio, proprio quando il presidente  Xi Jinping si appresta a lanciare la più grande riforma economica e sociale nella storia della Cina post maoista (9-12 Novembre).

La riforma riguarda l’abbandono (piuttosto radicale) della primazia delle imprese di stato, inefficienti e inquinanti, a favore del settore privato. Insomma economia di mercato più pronunciata in salsa ecologica. Capitalismo verde?

Il progetto decennale prevede la creazione di un fortissimo settore privato nell’economia, capace di generare lavoro e quindi crescita (diversamente dall’UE e dagli USA che intendono creare la crescita stampando carta moneta). Questo schok capitalistico, anticipato nel 1997 dal nostro Giovanni Arrighi nel suo “Adam Smith a Pechino”, porterebbe anche alla piena convertibilità dello Yuan e a certe riforme del sistema politico cinese in chiave più democratica.

Se le riforme di Xi Jinping riusciranno, la Cina avrà una crescita sostenuta per almeno mezzo secolo. In caso contrario, si rischia di vedere, come nota Francesco Sici, uno scenario di implosione simile a quello dell’Unione Sovietica.

Ma che importa, noi avremo lo sciacquone europeo per spegnere l’incendio sociale che 1.4 miliardi di persone vivranno.


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