Tutto è partito dal disappunto dei rettori pugliesi ai quali si è unito presto l’appello dei politici. Lo scompiglio provocato dal decreto del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza presto si è propagato per la nostra Penisola innescando un dibattito cui hanno preso parte soprattutto i vertici delle Università penalizzate dal provvedimento. (Per conoscere i dettagli del provvedimento leggi qui)
Padova non si lamenta
L’Università di Padova, che non è tra le migliori in classifica, non si lamenta: “Abbiamo dovuto contrarre dei mutui sempre nei limiti imposti – ha puntualizzato il rettore Giuseppe Zaccaria – perché non abbiamo ricevuto abbastanza fondi, ma la mia politica è rimboccarsi le maniche”.
Bari, Foggia e Sassari contro Napoli
In Puglia l’ingiustizia subita e la paura per la morte delle Università del Meridione ha portato il Rettore di Foggia, Giuliano Volpe, a parlare di “strategia lucida e diabolica per far chiudere le università del Sud”. A lui si è accodato il Rettore dell’Aldo Moro di Bari, Corrado Petrocelli, che cerca di scongiurare invece la suddivisione in atenei di serie A e B. E a studiare le contromosse per riaprire la classifica insieme ai colleghi di Bari e Foggia è stato Attilio Mastino rettore dell’Università di Sassari.
Non sempre gridare al complotto è la strada giusta. Massimo Marrelli, rettore dell’Università che ha subito la più alta perdita in termini assoluti (-18,83 punti organico), la “Federico II” di Napoli, ha spiegato che gettare sospetti su meccanismi che lui stesso ritiene imperfetti ma che non discendono dalla volontà di favorire alcuni a scapito di altri non sia il modo più opportuno di mettere sul tavolo il problema.
Roma segue Napoli ma…
Riprendendo le parole del rettore Marrelli il Professor Mario Morcellini, direttore del dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale, e la dottoressa Elena Valentini, ricercatrice presso lo stesso dipartimento della Sapienza di Roma, in un intervento su Formiche.net parlano anzitutto di “effetti distorsivi”, causati da meccanismi “imperfetti”, e non equilibrati.
Nonostante anche per loro l’accusa al ministro di voler intenzionalmente favorire il suo ateneo di provenienza, la Scuola S. Anna di Pisa, o quelli del nord a discapito di altri, rischia di non porre la questione nei termini più appropriati ciò non significa però ignorare le responsabilità della politica: “Il Decreto Carrozza è infatti solo l’ultimo di una serie di provvedimenti che hanno prodotto effetti perversi, talvolta anche intenzionalmente”, scrivono.
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