Il congresso del Pse a Roma come possibile punto di rottura tra i democratici? E’ l’ipotesi che sta circolando da quando il segretario del Pd Guglielmo Epifani ha annunciato che “tra febbraio e marzo avremo l’onore di organizzare a Roma, per la prima volta, il congresso del Pse”. Innescando una serie di reazioni a catena soprattutto nell’ala cattolica, che con l’ex ministro Beppe Fioroni minaccia: “Allora torna la Margherita”.
VENTI DI GUERRA
In occasione del meeting milanese promosso dal candidato alla segreteria Gianni Cuperlo, l’ex numero uno della Cgil ha sottolineato che l’organizzazione dell’assemblea dei socialisti europei è “un segno di appartenenza che dice quali sono le nostre radici e i nostri legami”. A pochissimi mesi dalle elezioni europee del maggio prossimo, dunque, un’ammissione di fede potrebbe trasformarsi in terreno di scontro all’interno di un partito che qualche dirigente ha in passato definito come “semplice fusione fredda”. I cattolici insorgono e per tutti parla l’ex ministro dell’Istruzione, il popolare Fioroni che replica: “Blitz pericoloso e grave”. In un tweet dice che così “viene meno l’atto fondativo del Pd” che escludeva l’adesione al Pse. Per cui “lo scioglimento della Margherita è annullato di fatto”. Secondo il politico cattolico si tratta di “un atto grave che muta geneticamente il Pd”.
LE PAROLE DI FOLLINI
Ma non è tutto, perché a stretto giro raddoppia la dose l’ex segretario dell’Udc Marco Follini senatore del Pd ma che ha lasciato nel giugno scorso riconsegnando la tessera del partito. Dalle colonne del Quotidiano nazionale osserva che “da parte mia una piccola scissione c`è già stata proprio su questi temi. Non mi convinceva l`approdo al Pse che mi sembrava annunciato. Che adesso ci possano essere altri abbandoni è possibile”. Il riferimento è ad alcuni nodi identitari che “dovranno essere sciolti e tra questi la collocazione europea è uno tra i più dirimenti”, evidenzia. Secondo Follini l’approdo al Pse è incontrovertibile. “Fa invece parte di una certa tortuosità della politica italiana l`organizzare un congresso di un partito di cui non si fa ancora parte”.
LE REAZIONI
Il deputato Simone Valiante invece osserva che il Pd è nato per mettere assieme culture diverse, “ma non non per aderire al Partito Socialista Europeo cosa che, oltretutto, non mi sembra argomento di attualità”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex Ppi Giorgio Merlo (“rispetto per il Pse”, ma il Pd “è un’altra cosa”) e il vicecapogruppo alla Camera, il pugliese Gero Grassi (“Nel Pd nessuno ha mai deciso di aderire al Pse, anzi quando Ds e Margherita fondarono il Pd, decisero espressamente di non aderirvi, anche per via della inattualità del Pse e del Ppe”).
VOGLIA DI POPOLARI
E’quella che Mario Adinolfi caldeggia dalle colonne di Nota Politica, quando osserva che mentre la sinistra tradizionale è messa all’angolo, (“ormai marginale anche culturalmente”), è giunto il momento di “conquistare l’egemonia politica-culturale in quell’area del campo politico, non farsene conquistare, non coltivare complessi di inferiorità da sinistra dicci”. E certifica: “Scriveremo Pd, ma sarà Ppi, caro Matteo, perché l’Italia ha bisogno del Partito popolare italiano. Ha bisogno di ripartire dal minuto prima del tragico errore di Rocco Buttiglione, che spaccò il Ppi trascinandone una parte nel patto mortifero con Berlusconi, cambiando in peggio e per vent’anni la storia d’Italia”.