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Cavilli e ideali su cui s’accapigliano in Scelta Civica

Sarà un fine settimana denso di divisioni per la politica italiana, perché oltre al Consiglio nazionale del Pdl, si riuniranno i montiani e gli antimontani di Scelta civica: con l’assemblea degli associati (una due giorni che si aprirà venerdì al Palazzetto delle carte geografiche di Roma) che potrebbe decretare la rottura ufficiale, tra posizionamenti europei e cavilli legati a nome e simbolo.

IL DADO E’ TRATTO
Le note dolenti sono, nell’ordine, il sostegno al governo, terreno sul quale si registrarono già forti critiche di Monti a Letta; la collocazione europea su cui si potrebbe consumare un derby fratricida tra la fazione popolare che punta al Ppe e quella liberale che guarda all’Alde; e i cavilli inerenti alla burocrazia legata al simbolo.

I CAVILLI 
L’ex radicale Benedetto Della Vedova, portavoce di Sc e montiano delle prima ora (un passato nel Pdl e poi in Fli), lascia intendere – con il Corriere della Sera in un articolo a firma di Alessandro Trocino – che il nodo è anche squisitamente di forma. E ammette che nessuno vuole abbandonare il gruppo perché “è vero che il nome è stato cambiato e ora ci chiamiamo Scelta civica, ma i senatori sono stati eletti con il nome Monti per l’Italia”. E mette l’accento sul fatto che “l’articolo 6 dello Statuto prevede che il gruppo di Scelta civica sulle linee generali, quindi politiche, segua le scelte del movimento: non può cambiare direzione, per esempio sulle alleanze”. Ecco il nodo. Perché i montiani di stretta osservanza come l’ex capogruppo finiano alla Camera, non gradiscono l’approccio al centrodestra immaginato in questi mesi dai popolari come Mauro e Casini.

SOLO PROGRAMMI?
Della Vedova sottolinea che “dobbiamo ripartire dai contenuti montiani: Europa, riforme e serietà. prima ci dobbiamo rafforzare su questi temi, poi, quando arriverà il momento del voto, decideremo le alleanze. Si riparte da chi ci sta, magari perdendo dolorosamente qualche pezzo, ma almeno si supereranno le ambiguità”. Ma di fatto l’ala sinistra di Sc dialoga con Matteo Renzi, mentre l’altra con il progetto Popolari italiani nel Ppe targato Alfano e Mauro (oltre ai ministri Lupi, Quagliariello e all’associazione Popolari degli eurodeputati Gargani e Salatto).

ROMANO NO
Altro fronte di scontro quello relativo all’elezione di Lucio Romano come nuovo capogruppo di Scelta Civica al Senato. Un documento siglato da 27 deputati e 7 senatori chiede la convocazione urgente del gruppo alla Camera, “immediatamente dopo l’assemblea del 15-16 novembre, per procedere ad una verifica politico-programmatica in relazione alle deliberazioni che saranno assunte dall’assemblea stessa”. Inoltre una nota di Sc di due giorni fa riporta toni perentori: “Si e’ proceduto all’elezione di un nuovo capogruppo al Senato, nel corso di una votazione alla quale hanno partecipato i senatori appartenenti all’Udc e non hanno invece partecipato numerosi altri colleghi. La decisione va esplicitamente contro le indicazioni di separare i gruppi parlamentari di Scelta Civica e Udc assunta il 22 e 23 ottobre dal direttivo e dall’assemblea dei parlamentari di Scelta Civica, oltre a non tenere in alcun conto l’esplicita richiesta venuta dal Presidente Bombassei di attendere gli esiti dell’assemblea plenaria di Scelta Civica convocata per il 15 e 16 novembre prossimi”.

STORIA DI FRIZIONI
“Monti? Ho sbagliato scelta”, disse Pierferdinando Casini aprendo “le danze” alle contraddizioni interna a Sc, quantomeno segnando un punto a favore ella chiarezza in un turbinio di contrasti e frizioni fra montiani, montezemoliani e popolari. Culminate con le feste estive separate e le dimissioni il 17 ottobre di Monti dalla presidenza di Scelta Civica. E’stato quello (forse) il punto di non ritorno, con le accuse esplicite al ministro della Difesa Mario Mauro (capofila degli 11 senatori dissidenti) autore della lettera di sostegno incondizionato al governo Letta.


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