Quella che ci accingiamo a raccontare è una storia completamente inventata. Come tale si svolge in un Paese immaginario e ne sono protagonisti personaggi altrettanto immaginari. Mai esistiti. Pertanto, ogni riferimento a persone o a fatti della vita reale non è voluto ma puramente casuale.
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L’azione si svolge in una grande “Isola che non c’è” dell’America Latina, a un tiro di schioppo da dove giravano “L’isola dei famosi”. La chiameremo Repubblica delle Banane, essendo la produzione e la lavorazione di questo frutto la sua principale attività economica.
Vent’anni or sono grazie ad un golpe di alcuni settori della magistratura inquirente venne travolto il Pentapartido, l’alleanza che, con diverse combinazioni, governava il Paese da cinquant’anni. L’operazione fu compiuta con estrema facilità, come penetrare con una lama nel burro. Tutti sapevano che il sistema dei partiti (nessuno escluso) si manteneva in gran parte con finanziamenti illeciti, ma queste pratiche venivano tollerate nei fatti, tanto da corrispondere persino a criteri di trasparenza.
Ad un certo punto, qualche cosa scattò e questi reati cominciarono ad essere perseguiti dalla magistratura, in particolare dalla corrente di Istitutia popular con un sostegno a pancia a terra dei media. I partiti della maggioranza crollarono come castelli di carta, mentre venne sostanzialmente risparmiato il maggior partito di opposizione, Isquierda costituzional, insieme a una frazione, detta “los cattocomunistas”, di uno dei partiti di maggioranza (Los Forchettones).
Mentre la coalizione di sinistra già pregustava la vittoria – era come fare gol a porta vuota – si verificò un fatto imprevisto: uno dei maggiori esportatori di banane del Paese decise di scendere in politica per impedire che Isquierda costituzional e alleati – arrivati al potere non per i voti conseguiti ma messi lì dai pubblici ministeri – attuassero il loro proposito di nazionalizzare il settore delle banane.
Questo signore – Milan Caballero che come editore televisivo si era contraddistinto per la durezza degli attacchi alla politica corrotta – fondò un suo partito, Arriba bananas, e vinse, in alleanza con altre formazioni (tra cui la Liga de Norte e Alianca bananera), le elezioni raccogliendo i voti dei partiti di cui erano stati demolite le strutture ed incarcerati i gruppi dirigenti.
Da quel momento questo imprenditore prestato alla politica ha dominato, nel bene come nel male, la scena affermandosi nelle elezioni e subendo solo due sconfitte da una coalizione chiassosa e inconcludente, guidata da Romanino Del Bayon detto el Campeador, che, una volta conquistato a fatica il potere non riusciva a mantenerlo a causa delle troppe differenze interne al suo composito schieramento tenuto insieme solo dall’avversione per Caballero.
Ma l’establishment non ha mai voluto accettare Milan Caballero, considerandolo un avventuriero orientato soltanto a fare i propri interessi. E soprattutto un avversario invincibile. Sono così iniziate, da un lato, un persecuzione giudiziaria, dall’altro le prove, spesso sgangherate, di avvalersi degli strumenti legislativi per allontanare da sé l’amaro calice dei processi. Ma Caballero si è dimostrato un combattente indomito fino a quando Dolores de Panza, la moglie, per dissidi familiari, ha deciso di inviare una lettera al quotidiano, ostile al marito, “El fondador” in cui lo accusava quasi di pedofilia.
I nemici di Caballero, quindi, sono stati messi sulla pista giusta – il cherchez la femme antico come il mondo – e in poco tempo, grazie anche vistosi errori del protagonista e ad un dispiegamento di mezzi inquisitori assolutamente sproporzionati per eccesso, sono arrivati a sancirne la fine con una condanna passato in giudicato – momentaneamente per evasione del dazio su taluni carichi di banane – con tanto d’interdizione dai pubblici uffici.
I fan di Caballero sostengono – non senza argomenti – che il loro leader è un perseguitato dalla giustizia. Al di là del rilievo penale di certi fatti e comportamenti, su cui la discussione è aperta, sarà ora di dire che quanto è stato accertato e viene pacificamente ammesso dallo stesso Milan Caballero non è confacente con il prestigio di uno statista, soprattutto quando queste propensioni hanno fatto il giro del mondo, rendendo impresentabile il signor Caballero fino nella lontana Repubblica italiana, dove pure le personalità politiche ne hanno combinate e ne combinano di tutti i colori o “di ogni”, come è uso dire adesso.
A sfogliare i libri di storia si scopre che Re, Regine, presidenti, primi ministri, ministri, uomini politici presi come icone per secoli erano tutti dei grandi fornicatori. Ma erano capaci di nasconderlo. Di Caballero – personaggio, lo ripetiamo, frutto della nostra fantasia – tutti hanno saputo che soffre di un’ossessione sessuale senile, al punto da contornarsi , a mo’ di conferma, di belle donne, arruolate, stipendiate e mantenute in un condominio, mentre andava in giro per le cancellerie sudamericane a giurare che lui non ha mai pagato una donna; che non rinuncia a farsi portare in dono delle escort che lo registrano nell’intimità, si fanno fotografare nei bagni dei suoi palazzi e vendono le foto al migliore offerente.
Lo stesso personaggio inventato da noi, al posto di titoli nobiliari o cavalierati (come avrebbe potuto fare un sovrano d’altri tempi) assicura prebende istituzionali a giovani donne forti di petto e affida il numero del suo cellulare privato a professioniste minorenni solo all’anagrafe. Va da sé che, quando tutto questo Circo Barnum viene alla luce il nostro si ingegna – è umano che ciò avvenga – ad ottenere testimonianze compiacenti che, strada facendo, gli scoppiano in mano, aggravando la sua posizione. E’ altrettanto comprensibile che, venuto alla luce uno stile di vita non certo commendevole, contornato da manutengoli e ballerine o aspiranti tali, ne soffra non solo il commercio delle banane ma anche il partito di Caballero, nel frattempo divenuto “El Pueblo unido jamas serà vencido”, in quel momento al governo.
E che fa il nostro? Autocritica? Per nulla, ma incolpa degli insuccessi l’amministratore delegato Julius de Tres Montes, che era poi quello che lo garantiva alla Borsa delle banane. Così la situazione precipita in pochi mesi. Il resto della storia lo lascio scrivere a qualcun altro. Per noi può finire qui. Ci preme solo ricordare che, tanti cittadini della Repubblica della Banane che sono stati e sono grati a Milan Caballero per quanto ha fatto per tener lontani dal potere gli eredi di Isquierda costituzional, non se la sentono di assolverlo per la dabbenaggine dimostrata nel coltivare quei vizi privati che, al dunque, ne hanno decretato non solo la fine, ma anche la crisi del movimento da lui fondato e delle speranze suscitate, ben presto deluse.