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Italia e Russia, un feeling che resiste all’era berlusconiana

I rapporti politici, economici e umani fra l’Italia e la Federazione Russa sono eccellenti. Saranno rafforzati ancora dal vertice italo-russo che si terrà a Trieste il 26 novembre. Se la frammentata e litigiosa classe politica italiana si trova d’accordo su un punto, questo è proprio il mantenimento dei rapporti più amichevoli e cooperativi con Mosca.

LA COLLABORAZIONE ITALO-RUSSA
Tra Berlusconi e Putin si aggiungevano relazioni personali assai strette. La collaborazione ha radici antiche e profonde. Esisteva anche durante la Guerra fredda e prima ancora nelle relazioni commerciali, scientifiche e artistiche di Venezia e Milano con Mosca e San Pietroburgo. L’architetto Bartolomeo Rastrelli costruì il Palazzo d’Inverno e fu il favorito di Pietro il Grande. I Savoia e gli Zar avevano sempre avuto strette relazioni. L’Italia è il secondo partner commerciale europeo della Russia (il terzo se si considera olandese il commercio che transita per Rotterdam). La sua collaborazione industriale è per la Russia strategica in vari settori: l’energia – anche per lo sfruttamento dei giacimenti artici – l’aeronautica, la meccanica di precisione, le infrastrutture. Il numero di turisti e l’entità degli investimenti russi in Italia e italiani in Russia sono in crescita costante.

LA POLITICA ESTERA
La politica estera italiana è basata sulle due “scelte di campo” adottate nei primi anni del dopoguerra: l’atlantica e l’europea. I nostri rapporti con Mosca sono perciò influenzati dal “clima” esistente fra Washington e Bruxelles con Mosca. Ma anche nella guerra fredda, l’Italia ha saputo utilizzare al meglio la rendita derivante dalla sua posizione strategica – e anche politica interna – per differenziare la propria politica da quella prevalente nei nostri partner occidentali, sia verso l’URSS che verso l’Islam. Ha così perseguito gli interessi italiani, sfruttando al meglio la libertà d’azione di cui poteva disporre.
Ha in tal modo posto le basi della riscoperta, dopo la caduta del Muro, della geopolitica degli Stati preunitari italiani, soprattutto nei confronti della Russia e della Turchia. In particolare ha sviluppato una sua mini-Ostpolitik, parallela e complementare alla “grande Ostpolitik” tedesca.

IL RESET CON GLI STATI UNITI
La cooperazione con Mosca è oggi rafforzata dal reset, per la Siria e il Medio Oriente, fra la Russia e gli Stati Uniti. Certamente, a Trieste, l’Italia chiederà che Mosca acceleri i negoziati “Ginevra 2” per la difficile soluzione politico-diplomatica del conflitto in Siria. Insisterà anche per il completo impegno russo per il buon esito dei negoziati del “5+1” sul nucleare iraniano.
La posizione italiana è stata stimolata anche dalla nuova Ostpolitik di Papa Francesco, molto più attivo in politica estera del suo predecessore, dalla distensione fra il Vaticano e il Patriarcato ortodosso russo e dal comune interesse di cattolici e ortodossi che la Russia protegga, come al tempo degli Zar, il Cristianesimo in Medio Oriente. La sua sopravvivenza è stata compromessa dagli interventi occidentali in Iraq e, in generale, dal terremoto del “risveglio arabo”. I cristiani, protetti dalle autocrazie, sono oggi sempre più considerati una “quinta colonna” occidentale nell’Islam.

IN PERFETTO EQUILIBRIO
Beninteso l’Italia non dispone né delle risorse né della coesione politica necessaria per svolgere un ruolo di rilievo. In altre parole, non può più adottare la politica del “peso determinante”. Ha bisogno della presenza americana e del suo peso per mantenere gli equilibri in Europa. Solo in tal modo può contare qualcosa e svolgere il ruolo di media potenza regionale.
Il momento è favorevole. Le questioni siriana e iraniana sono sul tappeto. Per esse sta delineandosi un accordo fra Washington e Mosca. Roma non deve perciò scegliere fra le due. Si trova d’accordo con entrambe. Verosimilmente non si ripeterà l’esigenza di mantenere un’ambigua flessibilità come quella verificatosi un paio di mesi fa, quando s’ipotizzava un intervento militare americano in Siria. Allora i nostri ministri degli Esteri e della Difesa si erano allineati sulle posizioni contrarie all’uso della forza di Mosca e del Vaticano. Poi, il presidente del Consiglio aveva mutato bruscamente di rotta, sostenendo il povero Obama ancora invischiato nella trappola delle “linee rosse”, in cui si era cacciato da solo.

GLI ACCORDI ECONOMICI
Al Vertice parteciperanno decine di ministri e di imprenditori. Verranno firmati molti accordi commerciali e di collaborazione industriale. Forse i due leader parleranno anche della possibile partecipazione di Aeroflot al salvataggio di Alitalia, della continuazione della Global Partnership – programma per lo smantellamento dei sommergibili a propulsione nucleare della Flotta del Nord ex-sovietica – e delle iniziative che l’Italia potrà prendere il prossimo anno durante il semestre di presidenza dell’UE, per attivare tutte le potenzialità di collaborazione con la Russia e l’Unione Eurasiatica, tanto cara a Putin. Tali accordi completeranno quanto già concordato nei numerosi incontri che hanno preceduto il Vertice, soprattutto nell’ambito della task force del Consiglio per la Cooperazione Economica, Industriale e Finanziaria Italia-Russia.



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